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Indi Gregory, il papà non molla ma è disperata corsa contro il tempo: ‘Merita una possibilità’

“Sono solo concentrato sul salvare la vita di mia figlia e fare ciò che è nel migliore interesse di Indi”. Dean Gregory, il papà della piccola Indi, la bimba affetta da una rara malattia del Dna mitocondriale per la quale è stata disposta l’interruzione dei supporti vitali, non si arrende. 

Indi Gregory, i giudici negano sia il trasferimento in Italia che la possibilità di portare la piccola a casa

“Lei merita una possibilità” – ha spiegato alla BBC, dopo l’ultima pronuncia del giudice che ha negato ieri anche la possibilità di gestire il fine vita a casa, in quanto ritenuto non nel miglior interesse della bambina e “quasi impossibile” da realizzare al domicilio senza rischi di complicazioni. Ma il papà obietta: “Ha un Paese che si offre di pagare per tutto: dobbiamo solo portarla lì, così non costerà nulla all’ospedale o al governo”. I medici che curano Indi Gregory al Queen’s Medical Center di Nottingham ribadiscono di non poter fare altro per lei. 

Indy Gregory è italiana, la decisione del Governo per la neonata incurabile per i giudici inglesi: ‘Dio vi benedica’

I genitori avevano chiesto che potessero tornare nella loro casa a Ilkeston, nel Derbyshire. Un’opzione che non è stata ritenuta praticabile. La famiglia farà appello, come spiegato dal Christian Legal Centre, che li sostiene. Ma il tempo è poco, perché il giudice ha stabilito che i trattamenti che tengono in vita Indi potranno essere interrotti dalle 14 (15 ora italiana) di giovedì 9 novembre

I medici, riporta la BBC hanno detto al giudice che Indi era attualmente “chiaramente angosciata, agitata e dolorante” e che, pur potendo l’estubazione avvenire ovunque in teoria, le sue cure successive dovrebbero essere “gestite da professionisti qualificati con risorse a disposizione per affrontare le conseguenze e ridurre al minimo il disagio”. 

Il supporto vitale sarà interrotto alle 15 del 9 novembre: la famiglia ha presentato appello

La motivazione è dunque questa. “Tutti pensano: ‘perché non la lasciano andare?’. Non hanno nulla da perdere” – riflette Dean Gregory che si è detto sicuro del fatto che se Indi avesse avuto il permesso di viaggiare in Italia, avrebbe potuto essere salvata. Keith Girling, direttore medico del Nottingham University Hospitals (NUH) Nhs Trust ha dichiarato di essere consapevole del fatto che “è un momento incredibilmente difficile per Indi e la sua famiglia, ei nostri pensieri sono con loro.

A seguito della decisione dell’Alta Corte, la nostra priorità rimarrà quella di fornire alla bimba cure specialistiche adeguate alle sue condizioni e in linea con le indicazioni della corte, sostenendo la sua famiglia in ogni modo possibile”.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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