Caos all'aeroporto di Miami, una donna ha strappato di strappare un bambino alla madreCaos all'aeroporto di Miami, una donna ha strappato un bambino alla madre

Attimi di puro terrore all’aeroporto internazionale di Miami, dove una turista britannica di 23 anni ha cercato di sottrarre un bambino di appena quattro anni dalle braccia della madre. La donna, Alvina Omisiri Agba, originaria di Luton (Bedfordshire), avrebbe giustificato il gesto con parole sconcertanti: «Piangeva, volevo solo calmarlo». Fermata e ammanettata dalla polizia dopo un inseguimento dentro lo scalo, è ora accusata di aggressione e sottrazione di minore.

Il pianto in coda e l’offerta “gentile”

Secondo quanto ricostruito dalle autorità, l’episodio è avvenuto martedì 2 settembre, nel caos dei controlli di sicurezza. La madre del piccolo era in fila al check-in quando il bambino ha iniziato a piangere disperato, attirando l’attenzione dei presenti. È stato in quel momento che Agba si è avvicinata con modi gentili, proponendosi di tenerlo in braccio “per tranquillizzarlo”. La madre, colta di sorpresa e forse fidandosi della giovane donna, ha accettato.

Ma dopo pochi istanti, la situazione è degenerata: la 23enne si è allontanata con il bambino, allungando il passo verso un’altra zona del terminal.

«No, questo è mio figlio»

Accortasi dell’anomalia, la madre ha inseguito la donna, intimandole di restituirle il piccolo. La risposta di Agba ha lasciato tutti senza parole: «No, questo è mio figlio». La scena ha attirato decine di passeggeri, molti dei quali hanno iniziato a gridare e a chiamare aiuto.

Secondo i rapporti della polizia, la donna avrebbe stretto il bambino con forza, avvolgendogli intorno braccia e gambe per impedirgli di divincolarsi. La madre ha tentato disperatamente di strapparle di mano il figlio, ma Agba ha reagito spingendola e afferrando una gamba del piccolo, causando al bambino abrasioni al collo e segni visibili di pressione.

La lotta tra i passeggeri e l’arrivo della polizia

Un testimone, identificato come Naylet Montano, è intervenuto per primo: ha preso il bambino dalle braccia della 23enne e si è rifugiato dietro un bancone, mentre la donna urlava ossessivamente «restituitemi mio figlio». Tre uomini hanno poi formato una barriera per impedire che Agba potesse raggiungere nuovamente il piccolo.

Nel frattempo il personale dell’aeroporto ha allertato la polizia. Secondo le testimonianze raccolte, la 23enne avrebbe cercato di infilarsi sotto il bancone per riprendersi il bambino, scatenando momenti di panico tra i presenti. Solo l’intervento deciso degli agenti di sicurezza ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente.

L’arresto e le giustificazioni deliranti

Quando gli agenti sono riusciti a fermarla, Agba ha opposto resistenza tentando la fuga verso un posto di blocco. Fermata e ammanettata, è stata portata al Turner Guilford Correctional Center, dove è trattenuta con una cauzione fissata a 3.500 dollari.

Durante l’interrogatorio, la giovane ha fornito versioni confuse e contraddittorie. Prima ha dichiarato che voleva solo portare il bambino vicino a un muro decorato con un arcobaleno «perché pensava che lo avrebbe calmato», poi ha detto di non ricordare bene cosa fosse accaduto. Infine ha pronunciato una frase che ha lasciato gli agenti interdetti: «L’ho fatto perché Dio me lo ha detto».

Le autorità hanno precisato che la donna non era sotto l’effetto di alcol o droghe al momento dell’arresto. Non è chiaro se conoscesse in precedenza la madre e il bambino.

Bambino salvo, ma sotto shock

Il piccolo, nonostante le abrasioni riportate al collo e qualche escoriazione, ha potuto proseguire il viaggio insieme alla madre. Ma, secondo i medici che lo hanno visitato, era sotto forte shock emotivo.

Il caso ha destato enorme clamore sui media statunitensi e britannici, anche perché si è consumato in un luogo altamente sorvegliato come un aeroporto internazionale. «Una scena surreale che poteva trasformarsi in tragedia», hanno commentato i testimoni.

Le accuse e i prossimi passi giudiziari

Agba è accusata di interferenza con la custodia e di due capi di imputazione per aggressione. Il procedimento è ora nelle mani dell’ufficio dello sceriffo di Miami-Dade. Toccherà al giudice stabilire se la donna potrà essere rilasciata su cauzione o se dovrà rimanere in detenzione preventiva.

Intanto la madre del bambino, ancora scossa, ha ringraziato pubblicamente i passeggeri intervenuti: «Hanno salvato mio figlio».

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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