Il neonato ritrovato nelle tubature del bagno
Si terrà lunedì 19 maggio, nel carcere di Rebibbia a Roma, l’interrogatorio di Jennifer U., cittadina nigeriana di 29 anni, arrestata con l’accusa gravissima di infanticidio. Secondo le indagini, la donna avrebbe partorito il figlio in casa per poi gettarlo ancora vivo nel water. Il tragico episodio è avvenuto a Monte Compatri, in provincia di Roma, lo scorso 12 ottobre 2024, in un’abitazione in via delle Marmorelle.
Le segnalazioni dei medici del pronto soccorso, l’abuso di farmaci abortivi
Le indagini sono scattate in seguito alla segnalazioni dei medici del pronto soccorso dove si era presentata negando di aver partorito. La donna, secondo quanto riferito agli investigatori, ha affermato di non sapere di essere incinta e di aver creduto di avere un forte mal di pancia. Una giustificazione che gli inquirenti stanno valutando con estrema cautela, anche alla luce di elementi investigativi che sembrerebbero smentirla: Jennifer avrebbe assunto farmaci abortivi nelle ore precedenti al parto, indotto volontariamente.
Il neonato morto per annegamento
Il neonato, un maschietto di appena un chilo di peso e lungo 30 centimetri, è stato trovato con una profonda lesione alla schiena, compatibile con una spinta forzata nelle tubature del bagno. Secondo i primi accertamenti medico-legali, la causa della morte sarebbe stata l’annegamento, e non il trauma fisico diretto: ciò significherebbe che il bimbo era ancora vivo al momento dell’abbandono nello scarico.
La 29enne ha raccontato di aver avuto due precedenti figli, entrambi nati con parto cesareo, motivo per cui avrebbe frainteso i segnali del parto naturale. Ha anche dichiarato di essersi lasciata con il compagno nel dicembre 2023, e di trovarsi in condizioni di forte disagio psicologico ed economico. Tuttavia, queste motivazioni non sembrano reggere al confronto con gli esiti degli accertamenti scientifici e investigativi, che indicherebbero un’azione lucida e premeditata, almeno in parte.
Choc a Monte Compatri
Le indagini sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Velletri, che ha ricostruito l’intera dinamica a partire dalla chiamata ai soccorsi e dai rilievi effettuati nell’abitazione. Sul corpo del neonato sono in corso ulteriori approfondimenti autoptici, per chiarire l’esatta sequenza degli eventi e le responsabilità dirette della madre.
Il caso ha suscitato un’ondata di sgomento e rabbia, sia nella comunità locale di Monte Compatri, sia a livello nazionale. Il dibattito pubblico si è acceso soprattutto sulla necessità di maggiore prevenzione, supporto alle donne in difficoltà e monitoraggio delle gravidanze a rischio.