Cos’è l’EGFR e perché è fondamentale per il trattamento del cancro del polmone?
Negli ultimi vent’anni, la cura del cancro del polmone ha visto una rivoluzione senza precedenti. Dai trattamenti standard di chemio alla nascita della terapia a bersaglio molecolare e dell’immunoterapia, il panorama oncologico ha fatto passi da gigante. Una delle scoperte chiave è stata la mutazione EGFR, identificata nel 2004, che colpisce specificamente il gene EGFR e ha aperto la strada a farmaci mirati.
Andrea Ardizzoni, professore di Oncologia medica all’Università di Bologna, ricorda come i primi inibitori della tirosina chinasi abbiano triplicato l’aspettativa di vita dei pazienti con EGFR-mutato rispetto alla chemioterapia tradizionale. Tuttavia, nonostante questi progressi, dopo l’avvento di Osimertinib nel 2018 come terapia di riferimento, i risultati avevano raggiunto un plateau.
Flaura2: combinare chemioterapia e Osimertinib aumenta la sopravvivenza
Lo studio Flaura2 ha provato a rompere questo stallo. L’approccio è semplice, ma innovativo: sommare la chemioterapia all’Osimertinib. Il trial ha randomizzato pazienti con tumore al polmone EGFR-mutato in due gruppi: uno trattato solo con Osimertinib, l’altro con la combinazione. I risultati sono stati chiari e incoraggianti: aumento della durata della risposta, prolungamento del tempo alla progressione e, soprattutto, un incremento della sopravvivenza complessiva di circa 10 mesi.
A tre anni, il guadagno in sopravvivenza è del 10%, un passo avanti concreto per una malattia che resta una delle principali cause di mortalità oncologica a livello globale. “Aggiungere la chemioterapia ha migliorato ulteriormente i risultati clinici”, sottolinea Ardizzoni, “offrendo ai pazienti una prospettiva più solida e duratura”.
L’impatto clinico e la prospettiva futura dei trattamenti mirati
Il valore dello studio Flaura2 non è solo clinico, ma anche simbolico: dimostra come l’oncologia moderna non si fermi davanti ai successi iniziali, ma continui a sperimentare combinazioni per migliorare la qualità e la durata della vita dei pazienti. Osimertinib, in particolare, ha rappresentato una svolta nella terapia di terza generazione, e ora la sua sinergia con la chemioterapia apre nuovi scenari.
In futuro, la ricerca continuerà a cercare combinazioni ancora più efficaci, mirate e personalizzate, integrando anche approcci immunoterapici. Per i pazienti con tumore al polmone EGFR-mutato, il messaggio è chiaro: le opzioni terapeutiche stanno migliorando, offrendo speranza concreta e risultati tangibili.

