Svolta certificati medici con il decreto semplificazioniSvolta certificati medici con il decreto semplificazioni

La norma esiste, ma non è immediata: perché tutti stanno già chiamando il medico

Il Decreto Semplificazioni 2025 ha acceso entusiasmi, aspettative e un’ondata di telefonate senza precedenti negli studi dei medici di famiglia. Il disegno di legge sulle semplificazioni è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale ed entrerà in vigore il 18 dicembre.

La combinazione è di quelle che sembrano rivoluzionare, con un colpo solo, la quotidianità del malato cronico e del lavoratore: certificati di malattia rilasciabili da remoto e prescrizioni valide per un intero anno. Una libertà amministrativa che, però, è ancora solo potenziale. Lo conferma Silvestro Scotti, segretario nazionale Fimmg, costretto a gestire la curiosità dei pazienti: «Molti credono che tutto sia già operativo, ma non lo è. Servono atti, parametri, sistemi informatici aggiornati. E servono tempi».

L’onda emotiva della promessa è così forte da aver superato, in poche ore, l’effettiva portata dell’immediato. Chi soffre di patologie croniche già immagina dodici mesi senza rinnovo ricette, senza code, senza turnazioni festive e senza rincorse al medico nei giorni di chiusura. La realtà, almeno per ora, resta cauta e rallentata.

Telecertificazione sì, ma solo quando la Conferenza Stato-Regioni dirà come e quando

La vera novità politica sta nella certificazione di malattia a distanza, la “televisita certificativa”, definita dalla norma equivalente al controllo in presenza. Il salto è epocale: la malattia potrà essere attestata senza che il medico visiti fisicamente il paziente. Una misura che avrebbe fatto la differenza durante i picchi pandemici e che oggi, invece, nasce in ritardo e arriva blindata.

Il provvedimento, infatti, rimanda tutto a un accordo in Conferenza Stato-Regioni. Fino a quando quel tavolo non sarà convocato, discusso, definito, la certificazione continua a richiedere accertamento diretto. Non si conoscono scadenze, né criteri, né ambiti d’uso. Nulla, per ora, può essere applicato. È la norma che esiste ma non vive, approvata e chiusa in un limbo amministrativo in cui perfino gli stessi medici ammettono di non poter dare date.

Ricette fino a un anno: libertà o rischio di abbandono terapeutico?

Molto più di un vantaggio, la prescrizione annuale è una promessa di vita senza burocrazia. Ma Scotti, pur definendola utile, chiarisce che dovrà restare clinica, non amministrativa. Nessun automatismo, nessun liberi tutti. Non basterà la cronicità della diagnosi per garantirsi dodici mesi di approvvigionamento: servirà aderenza, monitoraggio, dialogo costante tra medico e farmacia, strategia terapeutica condivisa.

L’idea è quella di una cooperazione digitale in grado di verificare l’effettivo uso del farmaco e la reale disciplina del paziente. Niente interpreti burocratici: solo controllo e responsabilità clinica. Una prescrizione lunga, dunque, ma accompagnata da occhi vigili e possibilità di revoca immediata.

È qui che si gioca il senso politico della norma: può essere libertà solo se resta sorvegliata.

Come cambierà la quotidianità sanitaria italiana

Il decreto promette meno code, meno duplicazioni, meno appuntamenti ripetuti in studio, meno visite forzate per il rinnovo della stessa identica terapia. Ma fa anche emergere un altro tema, quasi culturale: la nuova relazione medico-paziente. Meno presenza fisica, più monitoraggio digitale, più farmacie protagoniste nella rilevazione dell’aderenza e nel dialogo diretto con la medicina territoriale.

Al termine dell’iter normativo – ancora tutto da completare – il medico indicherà nel documento la posologia per l’intero anno, con possibilità di sospensione, modifica, revisione terapeutica. La farmacia, dal canto suo, erogherà mensilmente il quantitativo utile, comunicando ogni passaggio al medico.

Non è solo semplificazione, è tracciabilità: l’intera catena, dal foglio alla pillola, diventa dialogo sistemico.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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