Ambra De Dionigi trovata morta sul ciglio della Superstrada 36, nel leccheseAmbra De Dionigi trovata morta sul ciglio della Superstrada 36, nel lecchese

Tre anni di pena per l’operaio che travolse Ambra De Dionigi

Ha patteggiato una pena di 3 anni di reclusione Samuele Gadola, il 50enne di Carate Brianza (Monza e Brianza) arrestato lo scorso febbraio con l’accusa di omicidio stradale aggravato dalla fuga. L’uomo aveva investito e ucciso Ambra De Dionigi, 29 anni, nella serata del 22 dicembre 2024, a Nibionno (Lecco), per poi allontanarsi dal luogo dell’incidente a bordo del suo furgone da lavoro, lasciando la giovane agonizzante al freddo sul ciglio della Statale 36.

La sentenza è stata emessa oggi dal giudice per l’udienza preliminare Salvatore Catalano, a seguito della richiesta di patteggiamento formulata dall’imputato, che ha scelto di evitare il processo dibattimentale. Gadola è attualmente agli arresti domiciliari, ma ha presentato istanza per la revoca della misura cautelare, su cui il giudice si è riservato la decisione.


In aula anche i familiari della vittima: risarcimento da definire

Presente in aula anche la famiglia di Ambra, alla quale il tribunale ha riconosciuto il diritto al risarcimento, che sarà però definito in una separata sede civile. Un passaggio simbolicamente importante per i genitori e i fratelli della vittima, profondamente scossi da una vicenda che ha colpito un’intera comunità.


L’indagine: un furgone danneggiato e una telecamera privata

Il corpo di Ambra era stato rinvenuto la mattina successiva, il 23 dicembre, da alcuni operai di una ditta situata nei pressi del luogo dell’impatto. A far scattare le indagini, coordinate dalla Procura di Lecco, sono state le immagini riprese da una telecamera di sorveglianza privata, in quanto gli occhi elettronici comunali risultavano disattivati su quel tratto.

Le riprese hanno mostrato Ambra camminare lungo il controviale della SS36 poco prima dell’impatto, e subito dopo il passaggio di un furgone bianco. Un fotogramma chiave ha permesso ai Carabinieri di risalire al mezzo, che era stato riportato in azienda l’indomani con la carrozzeria visibilmente danneggiata, ma senza alcuna denuncia di incidente.


I dettagli tecnici e la svolta dell’inchiesta

Determinanti per l’inchiesta sono stati anche alcuni frammenti del mezzo rinvenuti sull’asfalto. Grazie al lavoro congiunto di più stazioni dell’Arma, gli investigatori sono riusciti a identificare il modello esatto del furgone e a restringere rapidamente il campo dei sospetti.

La svolta è arrivata con il ritrovamento di un ciondolo appartenente ad Ambra, incastrato in una delle parti danneggiate del veicolo. Questo elemento, insieme alla perizia cinematografica disposta dalla Procura, ha contribuito a chiarire la dinamica dell’impatto e a valutare la condotta dell’imputato nei secondi precedenti all’incidente.


Una morte evitabile: abbandonata al gelo dopo l’impatto

Secondo quanto emerso dalle indagini, Gadola non si è mai fermato a prestare soccorso, allontanandosi dal luogo dell’impatto e lasciando Ambra morire al gelo. Una scelta che ha aggravato la sua posizione, determinando l’accusa di omicidio stradale con omissione di soccorso, una delle fattispecie più gravi introdotte dal Codice della Strada negli ultimi anni.


Un patteggiamento che non placa il dolore

Nonostante il patteggiamento e il riconoscimento della responsabilità, resta il dolore di una famiglia e di una comunità intera per la perdita di una giovane donna di appena 29 anni, colpita in modo assurdo e tragico mentre camminava a bordo strada.

Nei prossimi giorni è attesa la decisione del giudice sulla revoca degli arresti domiciliari. Intanto, per la famiglia De Dionigi si apre ora la fase del risarcimento civile, in attesa di una giustizia che possa almeno offrire un senso a una morte tanto crudele quanto evitabile.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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