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È rimasto a lungo paralizzato per via di un micidiale batterio: il Campylobacter, un batterio Gram negativo trasmesso da derrate alimentari crude non trattate (soprattutto la carne), il pollo in particolare. Il palermitano Eduardo De Filippis ha raccontato la sua odissea nel corso della puntata odierna (25 novembre) di Pomeriggio 5.

Campylobacter, il batterio Gram negativo si trova nel pollo crudo

Il trentaquattrenne, ex consigliere di circoscrizione e collaboratore dell’Ars del gruppo ‘Diventerà bellissima, ha spiegato che il suo incubo è iniziato dopo aver mangiato una tartare di carne in un ristorante Sicilia. ‘Noi abbiamo mangiato una tartare di carne e almeno quella che ho consumato io era contaminata da questo batterio che si sviluppa nel pollo crudo. L’errore è stata in una manipolazione umana con un coltello non pulito”. Eduardo ha aggiunto che la presenza del Campylobacter è stata rilevata attraverso l’estrazione del liquor mediante una puntura.

Il calvario di Eduardo De Filippis: ‘La tartare era contaminata, in 13 giorni paralizzato’

“Durante la notte ho accusato dolori lancinanti ad entrambe le gambe, un misto di freddo caldo e crampi e da lì il batterio ha preso tutto il corpo e nell’arco di 13 giorni non potevo più muovermi e la conseguenza di questa malattia è la perdita totale del tono muscolare ed all’improvviso ho perso anche la sensibilità dei polsi e delle mani. In sintesi è stata una bellissima esperienza, sono tornato bambino bambino a 34 anni”.

Eduardo De Filippis ha spiegato, nel corso di Pomeriggio 5 (VIDEO), che i medici inizialmente non gli avevano dato tempi certi di recupero e non avevano escluso il rischio di una paralisi definitiva. “La verità è che ce l’abbiamo messa tutta e con l’aiuto della mia famiglia e delle persone care sono riuscito a rimettermi in piedi nel giro di 74 giorni sono riuscito ad alzarmi dalla sedia a rotelle anche se il mio calvario non è finito perché porto ancora delle conseguenze neurologiche”.

Il palermitano: ‘Non bisogna mai arrendersi’

Nonostante tutto il trentaquattrenne ha cercato di sdrammatizzare. “Io credo che nel destino e penso che era una cosa che mi doveva succedere, l’importante è stato venirne fuori. Attraverso questa testimonianza voglio dare un segnale di speranza e che nella vita non bisogna mai arrendersi“.

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