Un compleanno tra adolescenti sfocia in violenza
Una serata di festa è sfociata in un atto di violenza che riapre con forza il dibattito sul disagio giovanile. È accaduto a Salerno, dove, durante un compleanno tra adolescenti, un 14enne è stato colpito con violenza da un ragazzo più grande, finendo al pronto soccorso con lividi e un occhio tumefatto. L’aggressore, un 17enne che conosceva appena i partecipanti alla festa, avrebbe innescato il tutto con atteggiamenti provocatori, culminati poi in un’aggressione fisica brutale.
Il padre della vittima denuncia pubblicamente l’aggressione del figlio
A rendere pubblico l’episodio è stato il padre del giovane ferito, Ginetto Bernabò, ex consigliere comunale di Salerno e attuale presidente del Consiglio comunale di Giffoni Valle Piana. Sociologo di professione, ha scelto di raccontare l’accaduto anche attraverso i social, pubblicando l’immagine scioccante del volto del figlio per “risvegliare le coscienze”.
«Mio figlio Ernesto era a una festa con i compagni, quando è stato improvvisamente aggredito da un ragazzo più grande che, senza alcun motivo, lo ha colpito con violenza. Un pugno in faccia, uno in fronte. Quando siamo arrivati a prenderlo, aveva il volto gonfio, un dente scheggiato, ghiaccio sull’occhio e tanta paura negli occhi», ha raccontato.
‘Famiglie distratte e banalizzazione del bullismo’
Bernabò ha puntato il dito contro una cultura dell’aggressività sempre più diffusa tra i giovanissimi: «Questo tipo di violenza non nasce nel vuoto. È il frutto di famiglie disattente, ambienti scolastici che faticano a intervenire e una società che spesso banalizza il bullismo».
La vicenda ha acceso un dibattito molto acceso anche online. Molti utenti, genitori e docenti, si sono uniti al coro di indignazione, sottolineando come l’episodio non sia un caso isolato. Gli atti di violenza gratuita tra adolescenti, spesso in contesti di svago come compleanni o serate tra amici, sembrano moltiplicarsi, segnalando una frattura profonda nel tessuto sociale ed educativo.
Il sociologo invita a «un’azione corale», fatta di prevenzione, educazione all’empatia e supporto psicologico nelle scuole. Dove non basta l’indignazione, serve l’intervento, anche con misure correttive serie, specie per quei minorenni recidivi.