Sebastiano VisintinSebastiano Visintin

Visentin si commuove a Verissimo

«Il fatto di essere indagato non mi crea nessun problema. Io non ho fatto niente, io amavo Liliana, l’ho sempre amata». Sebastiano Visintin rispedisce al mittente le accuse e, con parole cariche di emozione e amarezza, parla a Verissimo del suo stato d’animo e del dolore che che continua a provare per la morte della moglie, Liliana Resinovich, la donna di 63 anni trovata senza vita nel gennaio 2022, dopo settimane di ricerche.

A quasi quattro anni da quel giorno, il marito resta l’unico indagato nell’inchiesta che continua a scuotere Trieste e a tenere accesa la discussione tra esperti e pubblico televisivo.

“Liliana era la mia vita, non abbiamo mai litigato”

Visintin ripercorre i 32 anni di vita condivisa con la moglie: «Abbiamo avuto i nostri alti e bassi come tutti, ma siamo sempre andati avanti. Abbiamo viaggiato, riso, affrontato i momenti duri insieme».
Respinge con forza le voci di una lite la sera prima della scomparsa, il 14 dicembre 2021: «Non è vero che abbiamo litigato. Io non ho mai fatto male a nessuno. Sentirmi accusare di una cosa simile è devastante».

Il sospetto del suicidio e i messaggi cancellati da Sterpin

Nelle prime ore dopo la scomparsa, Visintin pensò che Liliana Resinovich avesse scelto di togliersi la vita: «Aveva lasciato a casa telefono, fede e documenti. Gli inquirenti mi dissero che poteva trattarsi di suicidio, e in quel momento non avevo motivo di dubitare».

Ma il quadro si è complicato con l’emergere del nome di Claudio Sterpin, l’uomo che sosteneva di avere una relazione con Liliana. Nel telefono della donna sono stati trovati quattro messaggi cancellati, che secondo Visintin dimostrerebbero tutt’altro: «Erano frasi come “Speriamo” e “Ne parliamo dopo”. Li ho ritrovati io. Forse lei aveva rifiutato qualcosa. Dire che avevano una storia è un insulto: Liliana non può più difendersi».

La GoPro e l’indagine senza fine

Negli ultimi mesi, gli inquirenti hanno effettuato una nuova perquisizione nell’abitazione di Visintin, sequestrando una GoPro che l’uomo utilizzava per registrare video personali.
«Quando sono arrivati con il mandato — racconta — li ho fatti entrare. Hanno chiesto della GoPro e gliel’ho data. Non capisco perché l’abbiano voluta di nuovo: in questi anni l’ho usata tantissimo. Sono tranquillo, non ho nulla da nascondere».

“Non devo avere paura”

La pressione mediatica e le accuse non lo hanno però annientato. «All’inizio è stato durissimo vedermi sui giornali come possibile assassino. Ma poi ho pensato: non devo avere paura, non ho fatto nulla. Voglio solo sapere la verità su come è morta Liliana».
Alla conduttrice Silvia Toffanin, che gli chiede cosa pensi sia accaduto, Visintin risponde: «Non so. Fino al giorno prima eravamo in bici e parlavamo del nostro viaggio in Brasile. Non c’era nulla che facesse pensare a una crisi».

Divorzio, nuove case e dubbi ancora aperti: ‘La famiglia si era opposta alle nozze’

Tra gli elementi che alimentano il mistero, ci sono anche le ricerche online di Liliana su case in affitto e divorzio. Ma il marito minimizza: «Cercavamo solo un appartamento più piccolo, la nostra casa era troppo grande e cara. Non credo volesse separarsi. Nessuno dei nostri amici lo ha mai pensato».
E aggiunge, con voce rotta: «È vero che aveva tolto la fede, ma non so perché. Forse un gesto simbolico. Quando ci penso, mi manca il respiro». Poi ha raccontato un aneddoto sulle nozze.

“La famiglia di Liliana non mi ha mai creduto. Quando gli ho chiesto di sposarla si sono opposti. Liliana ha risposto affermando che era lei che sposa me. Non abbiamo invitato nessuno, solo il fratello è venuto. Auguro a tutti la vita che abbiamo avuto io e Lilly in 32 anni. Lei stava vicino a me in silenzio, nella natura. La nostra vita era fatta di cose semplici”.

Due autopsie, due verità

Sul corpo di Liliana Resinovich sono state eseguite due autopsie: la prima ipotizzava un suicidio, la seconda parlava di omicidio. Una doppia verità che tiene ancora sospeso il caso.
«Io voglio solo capire — dice Sebastiano Visintin a Verissimo del 12 ottobre —. Non posso vivere senza sapere cosa è successo alla donna che ho amato per più di trent’anni».

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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