Un volo dal secondo piano, un cesareo disperato, un bambino che non ce l’ha fatta e una madre in condizioni gravissime. A Terni, una domenica si è trasformata in tragedia.
Il fatto: una caduta nel silenzio di Borgo Bovio
La scena si è consumata in pochi, drammatici secondi. Una donna di 31 anni, di origini albanesi ma residente da anni in Italia, è precipitata dal secondo piano di un palazzo in via Sardegna, nel quartiere Borgo Bovio, a Terni. Era incinta al nono mese.
L’impatto al suolo è stato violentissimo. I soccorritori del 118 l’hanno trovata ancora in vita e l’hanno trasportata d’urgenza all’ospedale Santa Maria. Qui, i medici hanno deciso di procedere immediatamente con un cesareo d’urgenza. Ma per il bambino non c’è stato nulla da fare. Il neonato è morto pochi istanti dopo il parto.
Le condizioni della donna e le indagini in corso
La donna, secondo quanto appreso dagli investigatori, è in condizioni critiche. Vive con il marito e non aveva altri figli. Stando agli accertamenti della Polizia, era in cura per problemi psichici ed era stata dimessa pochi giorni fa da un reparto psichiatrico. Era stata presa in carico dai servizi di salute mentale del territorio di Foligno.
Il quadro clinico della 31enne ha spinto gli inquirenti a non escludere nessuna pista. Anche se l’ipotesi che al momento rimane più accreditata è quella di un gesto volontario, un possibile tentativo di suicidio.
Il dolore di una comunità e i dubbi su una tragedia annunciata
Borgo Bovio è un quartiere popolare e silenzioso. Nessuno ha assistito direttamente alla caduta, ma in molti hanno sentito le urla e lo schianto. Il sostituto procuratore di turno della Procura di Terni ha aperto un fascicolo, e le indagini proseguono. La Polizia scientifica ha effettuato i rilievi nell’appartamento e sul balcone da cui la donna è caduta, mentre vengono analizzate le cartelle cliniche e le dimissioni dal reparto psichiatrico.
Una tragedia familiare che apre domande sul sistema di assistenza
Il caso della giovane madre al nono mese che cade dal balcone riapre un interrogativo ricorrente: cosa succede quando una persona fragile viene lasciata sola nel momento più delicato?
La 31enne era in cura per problemi di salute mentale e si trovava in una fase estremamente delicata della gravidanza. La domanda che circola è se ci sia stato un errore nella valutazione della sua idoneità al rientro a casa, e se un monitoraggio più stretto avrebbe potuto evitare l’esito tragico.
Il neonato morto e il dolore che resta
Il bambino che portava in grembo non ha avuto nemmeno il tempo di vedere la luce. È morto dopo il cesareo d’urgenza, lasciando un vuoto impossibile da colmare. Un dolore che colpisce non solo la famiglia, ma l’intera comunità.
Il quartiere si è stretto nel silenzio, mentre in ospedale la donna lotta tra la vita e la morte. Una tragedia che non lascia spazio a facili giudizi, ma chiama in causa la responsabilità collettiva verso le fragilità invisibili.