Chi era Demir Orahovac e cosa è successo nelle ultime ore tra viale Ventimiglia e il San Camillo
Non ce l’ha fatta Demir Orahovac, il giovane di 25 anni accoltellato nella mattinata di sabato 20 dicembre in viale Ventimiglia, nel quartiere Trullo a Roma. Il ragazzo, di origini montenegrine, è morto alle 10:50 di domenica 21 dicembre nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Camillo Forlanini, dove era ricoverato in condizioni disperate.
Il decesso ha segnato una svolta decisiva nell’inchiesta: si aggrava la posizione dei tre arrestati, inizialmente accusati di tentato omicidio. Ora l’ipotesi di reato potrebbe trasformarsi in omicidio.
L’aggressione all’alba e la corsa disperata in ospedale
L’allarme era scattato intorno alle 7:15 di sabato mattina, quando Demir Orahovac era stato trovato in strada, riverso in una pozza di sangue, con numerose ferite da arma da taglio. A lanciare l’allarme sarebbe stato il fratello, che lo ha visto crollare sulle scale di un palazzo della zona.
I sanitari del 118 lo avevano trasportato d’urgenza al San Camillo in codice rosso. Nonostante un intervento chirurgico immediato, il quadro clinico è apparso fin da subito gravissimo. Dopo oltre 24 ore di lotta tra la vita e la morte, il cuore del giovane ha smesso di battere.
Tre arresti: tra loro anche padre e figlio
Nel giro di poche ore dall’aggressione, i carabinieri della Compagnia Eur avevano fermato tre uomini romani di 25, 37 e 48 anni, due dei quali padre e figlio. Dopo il vaglio dell’autorità giudiziaria, nella serata di sabato era scattato l’arresto con l’accusa di tentato omicidio e il trasferimento nel carcere di Regina Coeli.
Con la morte di Orahovac, la Procura valuta ora una riqualificazione del reato. Gli investigatori hanno anche sequestrato il coltello, un’arma da cucina, ritrovata in un cassonetto dei rifiuti non lontano dal luogo dell’aggressione.
La pista della resa dei conti tra residenti
Secondo la ricostruzione attualmente al vaglio degli inquirenti, l’accoltellamento sarebbe maturato in un contesto di forti tensioni tra residenti dello stesso stabile, una sorta di resa dei conti esplosa all’interno del complesso di edilizia popolare del quadrante Portuense.
Un elemento chiave riguarda quanto accaduto il giorno prima dell’omicidio. Venerdì 19 dicembre, Demir Orahovac avrebbe danneggiato il portone di un palazzo popolare della zona. Le motivazioni non sono ancora chiare, ma questo gesto potrebbe aver innescato una spirale di violenza culminata nell’aggressione mortale.
Un precedente sospetto e il silenzio della vittima
Sempre nella giornata di venerdì, poche ore dopo l’episodio del portone, il 25enne era già stato soccorso dal 118 per una ferita alla testa, circostanza che aveva destato l’attenzione degli investigatori. In quell’occasione, però, Orahovac non aveva fornito spiegazioni su quanto accaduto.
Gli inquirenti non escludono che quella prima aggressione possa essere stata una sorta di avvertimento o “punizione”, preludio all’attacco mortale avvenuto il mattino successivo.
Un quartiere segnato dalla violenza
La morte di Demir Orahovac ha profondamente colpito il Municipio XI, dove la notizia si è diffusa rapidamente. Il quartiere del Trullo, già segnato da episodi di degrado e tensioni sociali, si ritrova ora al centro di un caso di cronaca nera drammatico, con interrogativi ancora aperti sulla dinamica e sulle responsabilità.
Le indagini dei carabinieri proseguono per chiarire ogni passaggio della vicenda e definire con precisione il ruolo dei tre arrestati.

