Il nuovo impianto didattico
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha presentato una revisione strutturale del percorso educativo nelle scuole italiane, introducendo un approccio duale all’educazione sessuale: da un lato gli aspetti biologici, già presenti nei programmi; dall’altro l’educazione alle relazioni, al rispetto e all’empatia affettiva. Una cornice pensata, secondo il ministro, per accompagnare gli studenti nella comprensione dei cambiamenti legati alla pubertà e alla sfera emotiva.
La novità più significativa è la centralità delle famiglie nelle scelte formative nell’educazione sentimentale. Valditara lo ha ribadito a “Cinque Minuti”: quando vengono affrontati temi eticamente divisivi come le teorie di genere, i genitori dovranno essere informati in anticipo e autorizzare oppure scegliere un percorso alternativo.
Stop ai corsi tenuti da associazioni non qualificate
Il ministro ha precisato che non sarà più possibile affidare interventi esterni a figure senza una certificazione specifica. I corsi dovranno essere condotti da esperti riconosciuti dalla scuola, dopo un vaglio professionale. Una decisione che punta a evitare derive ideologiche, ma che apre interrogativi sul rischio di ingessare l’offerta formativa extrascolastica.
La stretta sui social per i minori
Valditara ha poi rilanciato una proposta bipartisan in Parlamento che prevede il divieto di accesso ai social sotto i 14 anni. A sostegno della linea restrittiva, ha ricordato come la consegna del cellulare all’ingresso delle scuole superiori sia stata accolta positivamente dagli studenti stessi, che hanno riferito un maggiore senso di libertà. Un commento che alimenta la linea governativa sulla riduzione dell’esposizione digitale dei giovani.
Il ritorno alle radici culturali: latino, musica classica e calligrafia
Il progetto di riforma tocca anche l’impianto culturale della scuola italiana. Valditara ha annunciato il ritorno alla pratica del corsivo e alla memorizzazione delle poesie, considerate esercizi fondamentali in un’epoca dominata dagli smartphone. In parallelo, sarà reintrodotto lo studio facoltativo del latino nelle scuole medie e comparirà un nuovo insegnamento legato alla storia della musica classica, col fine di recuperare il patrimonio culturale occidentale.
Il caso Albanese e l’ispezione nelle scuole
Il quadro delle riforme è stato però oscurato da una nuova polemica: quella legata a Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per i territori palestinesi. Secondo alcuni organi di stampa, durante un webinar collegato con oltre 150 classi e in incontri in istituti toscani, Albanese avrebbe pronunciato frasi durissime, accusando il governo italiano di corresponsabilità in un genocidio e invitando gli studenti a occupare le scuole per Gaza.
Il ministro Valditara ha definito tali dichiarazioni, se confermate, potenzialmente configurabili come reato. Ha quindi disposto un’ispezione immediata per verificare i fatti e accertare eventuali responsabilità dei dirigenti scolastici coinvolti.
Il deputato Alessandro Amorese (FdI), firmatario di un’interrogazione sul caso, ha parlato di “istigazione a commettere un reato penale”, aggravato dalla platea particolarmente ampia di studenti minorenni esposti al messaggio.
Una fase cruciale per la scuola italiana
La somma delle riforme annunciate e dello scontro istituzionale innescato dal caso Albanese mostra una scuola al centro di una trasformazione profonda. Da un lato la volontà di recuperare tradizioni e valori; dall’altro l’ingresso di temi moderni come la gestione digitale, l’educazione affettiva e il ruolo degli esperti esterni. Sullo sfondo, il conflitto politico e culturale che continua ad attraversare l’intero sistema educativo.

