Axl Roses accusato da un’ex modella di violenza: l’episodio risale a 30 anni fa
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23 Novembre 2023 - 3:00
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Una domenica soleggiata e calda che non aveva nulla di autunnale. Era la mattina del 23 novembre 1980, i rigori del generale inverno non avevano bussato ancora ‘alla porta’ di una Salerno luminosa e frizzante come in un giorno di primavera. Mia sorella era nata nove giorni prima e mamma era appena rientrata dalla clinica. A darle una mano, per alcuni giorni, venne nonna Lucia. Avevo appena otto anni e quel giorno papà ci portò a fare una passeggiata. L’atmosfera era troppo invitante per non fare un salto sullo splendido lungomare cittadino.

Un giro sulle giostre e la voglia di liberarsi di quel maglione che sembrava inadatto al tepore di quella magnifica giornata. Il pranzo domenicale in famiglia era un rito sacro. Al Vestuti la domenica giocava la Salernitana ma all’epoca il pallone non mi era entrato del tutto nel sangue. La serata sembrava scorrere via serena, in tv c’era un poliziesco ma alle 19,34, non so per quale motivo, mi ritrovai da solo in cucina. Mi parve di sentire prima un fischio simile a quello di un treno, la stazione non era distante da casa, poi un boato e quella scossa che cambiò il destino di tante famiglie.

Sisma 23 novembre 1980, quella calda domenica di festa si trasformò in tragedia

Il black out e, dopo un primo momento di smarrimento, papà decise che era meglio allontanarsi. Da quel momento iniziò un peregrinare a caccia di un posto sicuro tra i timori di un maremoto e di una nuova scossa violenta. La prima tappa fu Eboli dove ascoltammo il primo telegiornale che riferiva della violenta scossa di terremoto.

Nel cuore della notte mio padre decise di chiudere quell’infinito tour a Sala Consilina, paese di origine dei miei genitori. Quella sera interi paesi della Campania (l’Irpinia e l’alto Sele in particolar modo) e della Basilicata furono rasi al suolo. 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti: i freddi dati di quella terribile notte. Il resto è la triste storia di una lenta ed infinita ricostruzione che oggi, 24 novembre 2019, non ha ancora conosciuto la parola fine con l’unica differenza che papà non c’è più.

Giuseppe D'Alto
Giuseppe D'Alto
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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