James SeneseJames Senese

Si è spento nelle prime ore di mercoledì 29 ottobre James Senese, monumento assoluto della musica italiana e anima del suono napoletano nel mondo. Aveva 80 anni. Il sassofonista è morto per un arresto cardiaco all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove era ricoverato dal 24 settembre per una grave infezione polmonare che aveva complicato una situazione clinica già molto fragile. Per oltre un mese i medici hanno tentato di salvarlo, ma non c’è stato nulla da fare. «Abbiamo solo potuto constatarne il decesso», è scritto nella nota ufficiale diffusa dal Cardarelli.


Chi era James Senese: il “nero a metà” che ha cambiato la musica italiana

Nato a Napoli il 6 gennaio 1945, James Senese – all’anagrafe Gaetano Senese – è cresciuto nella periferia napoletana, figlio di una donna partenopea, Anna Senese, e di un soldato afroamericano della Carolina del Sud, James Smith, approdato in Italia durante la Seconda guerra mondiale e sparito nel nulla poco dopo. Una ferita che lo ha segnato per sempre. La discriminazione, la rabbia per l’abbandono, il senso di riscatto: tutto è finito dentro il suo sax, trasformandosi in arte pura.

Negli anni ’70 fonda Napoli Centrale, un laboratorio musicale rivoluzionario: jazz, funk, rock e dialetto napoletano mescolati insieme in una miscela esplosiva. Brani come Campagna, ’O sanghe, Pulecenella funk e Ngazzate nire sono entrati nella storia, aprendo un nuovo filone musicale: il jazz mediterraneo. Senese non era solo tecnica: era corpo, cuore, pelle. Suonava come se avesse il fuoco dentro.


Una carriera mondiale: da Napoli all’Apollo Theatre di New York

James Senese non fu solo un protagonista italiano, ma un musicista di livello internazionale. Ha suonato all’Apollo Theatre di New York, tempio mondiale del soul, e collaborato con giganti come Gil Evans, Bob Marley e Ornette Coleman. Ma è in Italia, con Pino Daniele, che ha costruito la sua leggenda.

Era il suono dell’anima nel capolavoro Nero a metà. Il suo sax dialogava con la voce di Pino come se fossero fratelli separati alla nascita. Insieme hanno portato Napoli nel mondo, dando vita a un linguaggio musicale unico, irripetibile. Quel sodalizio artistico ha cambiato la musica italiana per sempre. Dopo la morte di Pino, nel 2015, James disse: «Con lui è morto un pezzo di me. Ma la musica non muore mai».


35 giorni di lotta in ospedale: cosa è successo al Cardarelli

Senese è arrivato al pronto soccorso del Cardarelli il 24 settembre in condizioni critiche per una grave crisi respiratoria. Ricoverato in rianimazione, è stato sottoposto a una lunga terapia intensiva. L’ospedale ha spiegato:

«Il paziente soffriva anche di altre patologie. Il quadro clinico è peggiorato nonostante ogni tentativo terapeutico.»

Per 35 giorni i medici hanno lottato. Poi la fine, silenziosa, dignitosa. Al suo fianco la famiglia, i compagni di musica e gli amici di sempre.


Perché la morte di James Senese è una ferita per Napoli e per la musica

Quando muore un artista così, non se ne va solo un uomo: scompare un mondo. James era una voce del popolo, l’incarnazione di Napoli combattiva, meticcia, orgogliosa. Era un simbolo culturale, sociale, umano prima ancora che musicale. Non ha mai ceduto allo show business, ha sempre rifiutato compromessi. Vero fino alla fine.


Il dolore di De Piscopo e Nino D’Angelo

Il primo a ricordarlo è stato Tullio De Piscopo, amico fraterno e compagno di vita musicale:

«Napoli piange un gigante. Con James se ne va un pezzo di storia. Era fuoco puro. Il suo sax non morirà mai. Con lui, con Pino Daniele e la ‘Superband’ abbiamo condiviso un sogno, una missione: raccontare Napoli attraverso la musica, mescolare il soul, il blues, il jazz e la melodia dei vicoli. Non dimenticherò mai quella settimana a New York, tra le luci di Broadway, in occasione dei concerti di Harlem Meets Naples.»

Poi le parole emozionate di Nino D’Angelo:

«È stato il Miles Davis di Napoli. Nessuno come lui: anima, dolore e verità in ogni nota. Addio fratello. James non può stare in una classifica, fa un altro campionato. È un napoletano americano che suona il sax: nel suo suono c’è un’anima diversa, unica, inimitabile». Poi ha ricordato con emozione la loro collaborazione artistica. “Volevo un sax che piangesse e pensai subito a lui. Mi vergognavo anche a chiederglielo, ma James mi rispose: ‘Ma che si scem’, è un piacere'”.


Una vita tra palco, cinema e poesia

James fu anche attore: lavorò con Nanni Loy e recitò in No grazie, il caffè mi rende nervoso con Massimo Troisi e Lello Arena. Era musica che camminava, viveva, sudava. Ricevette premi, onorificenze, riconoscimenti. Lui rispondeva: «La musica è una malattia: se ce l’hai non guarisci più».


Quando saranno i funerali di James Senese?

I funerali si terranno giovedì 30 ottobre, alle ore 12.00, nella parrocchia Santa Maria dell’Arco in Piazza Madonna dell’Arco 8 a Miano, nel quartiere napoletano dove l’artista ha vissuto tutta la vita. Migliaia di fan già chiedono di poter dare l’ultimo saluto all’artista. Napoli si prepara alla veglia per uno dei suoi figli più grandi.


Eredità infinita

James Senese non è morto. Non può morire chi ha trasformato il dolore in arte, chi ha dato dignità al dialetto, chi ha fatto cantare il popolo. Vive in ogni nota, in ogni saxista che ha imparato da lui che la musica non è tecnica: è sangue, respiro, vita.

James è per sempre. «’O tiempo se ne va, ma ‘a musica resta.»

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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