L’addio a uno dei protagonisti della musica italiana, i funerali il 9 dicembre
Sandro Giacobbe è morto oggi, 5 dicembre, nella sua casa di Cogorno, 75 anni. La conferma è arrivata da una fonte vicina alla famiglia. Il cantautore, autore di successi che hanno attraversato generazioni e continenti, combatteva da oltre dieci anni con un tumore, un percorso raccontato pubblicamente con il coraggio sobrio che lo ha sempre contraddistinto. Accanto a lui, fino all’ultimo, la moglie Marina Peroni e i figli Andrea e Alessandro.
Il funerale si terrà martedì 9 dicembre alle 15, nella Cattedrale di Nostra Signora dell’Orto a Chiavari: una città che per Giacobbe non è stata solo una residenza, ma un punto di partenza, di musica e di affetti.
Gli anni d’oro: Sanremo, hit parade e una voce inconfondibile
Il successo di Sandro Giacobbe ha un nome preciso: Gli occhi di tua madre. È il 1976 e con quel brano arriva terzo al Festival di Sanremo, conquistando un pubblico vastissimo, dall’Italia all’America Latina. Due anni prima, Signora mia lo aveva già portato in vetta alle classifiche e nelle radio di mezza Europa.
Giacobbe non fu solo autore di melodie che si stampavano nella memoria, ma uno degli ultimi interpreti capaci di unire pop e sentimento, senza artifici, senza posa. Brani come Mi va che ci sei, Notte senza di te e Sarà la nostalgia restano oggi nel patrimonio emotivo collettivo.
Non solo musica: la solidarietà, la Nazionale Cantanti e l’impegno
Nella vita pubblica Giacobbe fu anche altro: difensore centrale della Nazionale cantanti e poi allenatore, protagonista di raccolte fondi e di eventi che hanno segnato l’immaginario benefico degli anni Ottanta e Novanta. Per lui la musica era un mestiere, ma la solidarietà una responsabilità: «Quando la vita ti dà un dono devi restituire qualcosa», aveva detto più volte.
A Moneglia e nel Tigullio tutti lo conoscevano, non come star, ma come uomo di paese, disponibile, ironico, mai divo.
La battaglia contro il tumore: «Voglio che sappiate la verità»
L’ultima grande opera di Sandro Giacobbe non è stata una canzone, ma la scelta di raccontarsi mentre si consumava la lotta più dura. Lo fece in televisione, sia Domenica In che A Verissimo lo fece senza filtri: «Uso la carrozzina, sì. Non posso stare in piedi, l’anca non regge. E non voglio nasconderlo».
Nell’intervista di pochi mesi fa spiegò di aver perso i capelli per la chemio, mostrò la parrucca («si chiama Teresa»), chiamò «Ferrari» la sua carrozzina, come si fa con un compagno di viaggio e non con una condanna.
Non cercò compassione: cercò verità.
«Non esco da un mese – disse – perché verrei fotografato. Ma ora voglio che tutti conoscano la mia situazione».
Accanto a lui, commossa, la moglie Marina: «Ho fatto psicoterapia per reggere tutto questo, ma non abbiamo mai perso il sorriso».
L’ultima dolcezza: l’amore e la musica come unica direzione
L’amore con Marina nacque con la musica e attraverso la musica. Cercava una vocalist, arrivò una compagna di vita: ventisette anni di differenza mai percepiti come ostacolo. «Quando finimmo di parlare di repertorio cominciammo a parlare di noi», ricordava lui. Una semplicità disarmante, la stessa che lo accompagnò fino all’ultimo giorno.
Giacobbe affrontò anche la malattia del figlio Andrea, colpito da tumore da giovanissimo, un dolore che non raccontò per costruire un personaggio, ma per rendere testimonianza.
L’eredità di un cantautore vero
Sandro Giacobbe lascia un repertorio che ha attraversato decenni, generazioni e geografie. Lascia melodie che non cedono al tempo perché scritte con onestà e misura. Lascia, soprattutto, una lezione rara: si può essere popolari senza essere fragorosi, si può parlare d’amore senza zucchero, si può morire senza nascondersi.
Martedì, a Chiavari, sarà una folla silenziosa a salutarlo. Non solo per la voce, ma per il modo in cui ha scelto di restare uomo, anche quando la vita gli chiedeva un prezzo altissimo.

