La squadra di sciabola strepitosa ai mondiali di TiblisiLa squadra di sciabola strepitosa ai mondiali di Tiblisi

Michele Gallo, da Salerno al sogno mondiale

Non capita spesso che un ragazzo del Sud diventi simbolo nazionale in una disciplina tanto tecnica quanto poco sotto i riflettori. Eppure Michele Gallo, giovane schermidore salernitano, ci è riuscito con eleganza, forza e una lucidità da veterano.

Nel momento più delicato, quando la tensione contro l’Ungheria sembrava farsi insostenibile, Gallo ha tirato fuori il meglio di sé, guidando un quartetto compatto e affamato. Insieme a Luca Curatoli, Matteo Neri e Pietro Torre, ha firmato una rimonta che ha il sapore della leggenda. Sotto nei primi assalti, gli azzurri hanno ribaltato il match fino al 45-37 finale. Il titolo mondiale, che mancava dal lontano 2015 (Mosca), è tornato in Italia.

Da Giampiero Pastore a Michele Gallo: la sciabola salernitana lascia il segno

La firma di Gallo ricorda l’impresa di un altro salernitano che fu decisivo negli assalti finali per la medaglia. Giampiero Pastore alle Olimpiadi di Pechino 2008 salì sul podio con il bronzo a squadre nella sciabola, accanto ad Aldo Montano. Lo fa oggi Michele Gallo, che non solo ripercorre quella strada, ma la porta ancora più in alto, conquistando l’oro mondiale.

Due generazioni diverse, stesso spirito indomito. Pastore era il simbolo di una squadra esperta e consolidata. Gallo, invece, incarna l’energia di un gruppo giovane e affamato. Ma entrambi hanno in comune la stessa origine, la stessa umiltà, e quella capacità tutta campana di trasformare la disciplina in passione viva.


Una squadra giovane, ma con cuore e identità

Il ct Andrea Terenzio, alla sua prima avventura iridata da commissario tecnico, ha gestito con mano sicura un gruppo apparentemente inesperto ma ricco di energia e talento. Ha saputo isolare i ragazzi dalla pressione esterna, farli crescere assalto dopo assalto, fino a portarli sul gradino più alto.

«Siamo campioni del mondo. – ha detto a fine gara – Non si poteva dire, ma ci credevamo. Abbiamo dato tutto, e questo è il risultato di mesi di lavoro e di sogni condivisi.»


Il cammino verso l’oro: battaglie vinte con la testa e con il cuore

Non è stata una cavalcata semplice. Prima della finale, l’Italia ha dovuto piegare squadre ostiche come la Germania agli ottavi, la Polonia ai quarti e il Giappone in semifinale. Partite dure, combattute, in cui la coesione del gruppo ha fatto la differenza.

La svolta è arrivata proprio nella finale contro l’Ungheria. Sotto nelle prime quattro frazioni, è stato Curatoli, con un 8-2 straordinario, a dare la scossa e riportare l’Italia avanti. Da quel momento in poi, gli azzurri non si sono più voltati.


Curatoli: il veterano che non smette di vincere

Tra i protagonisti, Luca Curatoli merita una menzione speciale. C’era anche lui, dieci anni fa, sul podio di Mosca. A Tbilisi ha aggiunto un bronzo individuale e ora una medaglia d’oro a squadre. «È stata una settimana fantastica – ha detto – Questa squadra ha dimostrato di valere. Abbiamo lottato insieme, come un blocco solo.»


Le azzurre del fioretto: bronzo dopo la delusione

Se la sciabola maschile ha fatto sognare, il fioretto femminile ha portato a casa un bronzo che profuma di rivincita. Dopo la sconfitta in semifinale contro la Francia, il quartetto formato da Martina Favaretto, Anna Cristino, Arianna Errigo e Alice Volpi ha superato con autorità il Giappone per 45-30.

«Eravamo venute per vincere l’oro – ha dichiarato Errigo – ma ogni medaglia va celebrata, e questo bronzo ha un grande valore.»


Italia da podio: sei medaglie e uno spirito ritrovato

Con due ori (fioretto individuale maschile e sciabola maschile a squadre) e quattro bronzi, l’Italia chiude una delle migliori edizioni mondiali degli ultimi anni. Un bottino che parla di programmazione, passione e ricambio generazionale.


Uno sguardo al futuro: l’Italia che verrà

Il Mondiale non è ancora finito. Restano in programma le gare di spada maschile e sciabola femminile, dove l’Italia può ancora sorprendere. In pedana andranno nomi come Di Veroli, Galassi, Santarelli, Battiston e Passaro. La fiducia è alta, la fiamma azzurra più viva che mai.

Di Giuseppe D'Alto

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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