Il genetista vicino alla famiglia Poggi critica duramente il metodo della Procura
La riapertura delle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi si arricchisce di nuovi elementi e polemiche. A finire sotto i riflettori è l’impronta palmare numero 33, trovata sul muro vicino al corpo della ragazza e ora attribuita ad Andrea Sempio, amico della vittima. Ma secondo Marzio Capra, genetista e consulente storico della famiglia Poggi, si rischia di delegittimare l’intera perizia scientifica.
‘Indagini di parte, così crolla la fiducia nella scienza forense’
“Quell’impronta era considerata inutilizzabile dai Ris – afferma Capra – ora diventa prova chiave? Chi ha sbagliato allora? I consulenti di oggi o quelli di ieri?”. Capra mette in dubbio anche l’assenza del contraddittorio: “Le nuove analisi sono fatte solo dalla Procura, non c’è confronto”.
In discussione anche un’altra traccia, la cosiddetta impronta 10, lasciata forse da una “mano sporca” sulla porta. Ma nemmeno oggi, a distanza di quasi 18 anni, è stato possibile attribuirla con certezza. Ex uomo del Ris di Parma, consulente anche nel delitto di Yara Gambirasio, da sempre Capra affianca la famiglia Poggi nella ricerca della verità.
‘Perché non farlo anche con il DNA di Bossetti’
“In attesa di leggere con attenzione la consulenza della Procura di Pavia però c’è da fare una riflessione banale, ma necessaria. Se indichiamo come analisi scientifiche quelle che sono indagini di parte contenute in una consulenza della Procura di Pavia, le risultanze del Ris di Parma fatte nel pieno del contraddittorio delle parti, ossia alla presenza di tutti, cosa sono? Se passa il concetto che perché sono le ultime analisi sono le più affidabili, le migliori di tutto, allora è la fine: dovremmo rifare da capo ogni indagine su ogni singolo omicidio” – spiega il genetista all’Adnkronos.
“Se mettiamo in dubbio la perizia fatta sul Dna trovata sulle unghie di Chiara Poggi allora mettiamo in dubbio tutto, prendiamo impronte giudicate non utili secondo il Ris di Parma e ora diciamo che sono utili e attribuibili. Va bene tutto, ma se si può mettere in discussione il lavoro degli esperti di Parma allora perché non farlo anche con il DNA di Bossetti che invece va accettato così e basta?” è la domanda, seria e provocatoria.