Il caso di Ana Sergia Alcivar Chenche continua a far emergere particolari inquietanti
I primi dubbi già prima dell’intervento
Ana Sergia Alcivar Chenche, 46 anni, viveva a Genova insieme al compagno e al figlio minorenne. Come tante altre persone, si era rivolta alla chirurgia estetica con la speranza di migliorare il proprio aspetto. La scelta era caduta sul dottor José Lizarraga Picciotti, un chirurgo estetico peruviano molto attivo sui social, noto per i prezzi contenuti e per il passaparola di conoscenti.
Il viaggio verso Roma era stato organizzato insieme a un’amica, anch’essa sottoposta allo stesso intervento. Il costo dell’intervento è stato di 4.300 euro
Ma già all’ingresso nello studio romano di via Francesco Roncati, a Primavalle, il compagno di Ana aveva avvertito qualcosa di strano:
“Ma dove siamo finiti? Non è che ci sono rischi?”
Una dottoressa dello staff aveva tranquillizzato i familiari:
“Si figuri, sono cose semplicissime.”
Il dramma in sala operatoria
L’intervento dell’amica era andato regolarmente. Alle 17:00 circa, Ana è entrata in sala operatoria. Dopo un’ora di silenzio, il medico ha comunicato che c’erano difficoltà nel risveglio dall’anestesia.
“C’è un problema con l’anestesia, ma ora sistemiamo tutto.”
Il tempo scorreva, la situazione precipitava. Il chirurgo ha infine comunicato che non riuscivano a rianimarla. La struttura era priva di defibrillatore e presidi salvavita. A quel punto è stato richiesto un soccorso: un’ambulanza privata, che però non disponeva né di personale né di strumentazione adeguata per il primo intervento avanzato.
L’ambulanza privata: il dettaglio che ora pesa nelle indagini
È stato il compagno stesso a dover contattare il 118 quando ha capito che nessuno aveva ancora allertato i soccorsi pubblici.
Solo ore dopo, l’ambulanza del 118 ha trasportato la donna, già in arresto cardiocircolatorio, al Policlinico Umberto I di Roma. Nonostante i lunghi tentativi di rianimazione, il decesso è stato dichiarato poco dopo l’arrivo in ospedale.
Restano ancora da chiarire molti punti: perché non chiamare subito il 118? Perché non dirigersi verso il vicino ospedale Gemelli, distante appena 10 minuti?
Uno studio medico “fantasma” da oltre 13 anni
La successiva perquisizione dei carabinieri del Nas ha confermato una situazione inquietante: lo studio medico operava senza autorizzazione dal 2012. Nessuna documentazione sanitaria presente, nessun defibrillatore, nessuna tracciabilità degli interventi effettuati.
Il dottor José Lizarraga Picciotti, 65 anni, è attualmente indagato per omicidio colposo. In passato era già stato rinviato a giudizio per lesioni e irregolarità amministrative, sebbene la prescrizione lo abbia salvato da condanne definitive.
Le indagini proseguono
La Procura di Roma ha nominato tre consulenti per l’autopsia. Si dovrà stabilire se Ana sia morta per shock anafilattico o per errori commessi durante l’intervento. Gli inquirenti stanno anche esaminando i telefoni cellulari sequestrati al chirurgo, all’anestesista (67 anni) e all’infermiera.
Il dolore dei familiari: “Vogliamo la verità per Ana”
Nel quartiere genovese di Bolzaneto, dove Ana viveva con il compagno, il lutto è ancora forte.
La commessa di una panetteria vicina la ricorda con affetto:
“Veniva con il figlio, comprava la focaccia. Passava anche solo per salutare, sempre sorridente. Morire così è inaccettabile.”
I familiari ora chiedono giustizia:
“Non vogliamo vendetta, solo la verità.”
La Regione Lazio prepara nuove regole
Intanto il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha annunciato un progetto di certificazione digitale degli studi medici tramite QR code, per garantire la trasparenza su autorizzazioni e specializzazioni. Un primo tentativo di impedire che tragedie simili possano ripetersi.