Ana Sergia Alcivar Chenche e il titolare dello studio, Jose Lizarraga PicciottiAna Sergia Alcivar Chenche e il titolare dello studio, Jose Lizarraga Picciotti

Il medico peruviano Jose Lizarraga Picciotti aveva precedenti per lesioni

Roma si trova ancora una volta al centro di una tragedia legata alla chirurgia estetica. Domenica scorsa, Ana Sergia Alcivar Chenche, 47 anni, di origini ecuadoriane, è deceduta al Policlinico Umberto I dopo essere stata sottoposta a un intervento di liposuzione eseguito in un ambulatorio privato nel quartiere Torrevecchia.

Si tratta del terzo caso in pochi mesi nella Capitale, dopo le morti di Margaret Spada, 22 anni, e Simonetta Kalfus, 62 anni, anch’esse decedute in circostanze simili a seguito di interventi estetici eseguiti in strutture private.

La dinamica dell’intervento e i primi accertamenti

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’intervento sarebbe iniziato nel pomeriggio di domenica 1° giugno presso un ambulatorio privato situato in un appartamento riconducibile a Jose Lizarraga Picciotti, medico peruviano di 65 anni, già noto alle autorità per precedenti legati a lesioni in ambito sanitario. La struttura, come emerso dalle indagini, era priva di qualsiasi autorizzazione sanitaria da oltre 13 anni. L’ultima regolare concessione risale infatti al 2007, con validità quinquennale mai rinnovata.

Nel corso dell’intervento, Ana Sergia avrebbe avuto una complicazione grave che ha costretto i sanitari a interrompere la procedura e a chiamare un’ambulanza privata. La donna è arrivata al Policlinico Umberto I intorno alle 20:10, in condizioni critiche. Malgrado le manovre di rianimazione, proseguite anche in “sala rossa”, la 47enne è deceduta verso le 2 del mattino.

Inchiesta per omicidio colposo: tre indagati

La Procura di Roma, con il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Tre persone sono iscritte nel registro degli indagati: il medico Jose Lizarraga Picciotti, un anestesista e un’infermiera. La struttura è stata immediatamente posta sotto sequestro dalla Polizia Scientifica. Il pubblico ministero Andrea D’Angeli ha già disposto l’autopsia, il cui incarico sarà affidato nelle prossime ore.

Le accuse nei confronti del dottor Picciotti si aggravano anche alla luce di precedenti penali per lesioni riconducibili ad altri interventi di chirurgia estetica, effettuati nel 2006 e nel 2018. Anche l’anestesista risulta avere precedenti, sebbene non direttamente connessi all’ambito medico.

La denuncia di Codici e il grido dei familiari delle vittime

L’associazione per la tutela dei diritti Codici ha annunciato la presentazione di un esposto alla Procura per fare piena luce su quanto accaduto. Secondo l’associazione, il caso di Ana Sergia Alcivar Chenche rappresenta un’ulteriore, inaccettabile riprova del vuoto normativo e del pericoloso proliferare di strutture abusive nella chirurgia estetica italiana.

Danilo Pizi, genero di Simonetta Kalfus, ha rilasciato all’Adnkronos parole piene di dolore e indignazione:

“Ancora una donna morta dopo un intervento di liposuzione. È una brutta notizia che ci lascia senza parole. Immagino il dolore dei familiari: la tragedia che ha colpito la nostra famiglia evidentemente non è servita a nulla”.

E aggiunge un messaggio diretto alle autorità sanitarie:

“La liposuzione non è un intervento da eseguire in day hospital. Ha i suoi rischi e come tale va effettuata in strutture ospedaliere, adeguate e attrezzate. Servono regole serie, o si continua a morire per nulla”.

Una catena di tragedie che impone riflessione e riforme

Tre vittime nel giro di pochi mesi pongono interrogativi drammatici sulla regolamentazione della chirurgia estetica in Italia. In un contesto dove l’offerta si moltiplica, spesso in ambulatori non conformi o addirittura abusivi, la sicurezza dei pazienti sembra passare in secondo piano.

La morte di Ana Sergia Alcivar Chenche si aggiunge a una lista di casi inaccettabili. La scarsa vigilanza, la leggerezza con cui si affrontano interventi invasivi come la liposuzione e l’assenza di protocolli rigorosi mettono in pericolo la vita di chi cerca, legittimamente, di migliorare il proprio aspetto.

L’intervento di liposuzione

L’intervento di liposuzione non può e non deve essere trattato come una semplice procedura ambulatoriale, soprattutto in strutture non autorizzate e sprovviste di rianimazione d’emergenza. Il caso di Ana Sergia Alcivar Chenche deve diventare un punto di svolta nella regolamentazione della chirurgia estetica in Italia. Serve una riforma immediata, un piano di controlli serrati e una cultura della prevenzione che metta al centro la salute, non il profitto.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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