Franco Lollobrigida e Giuliano PalozziFranco Lollobrigida e Giuliano Palozzi

Guglielmo Palozzi ha ucciso Franco Lollobrigida ai giardini pubblici

Una vendetta che forse covava da mesi. Un padre, Guglielmo Palozzi, ha ucciso a colpi di pistola Franco Lollobrigida, l’uomo condannato in appello per la morte del figlio Giuliano, deceduto nel 2020 dopo un violento pestaggio. Un’esecuzione a sangue freddo, consumata in pieno giorno nel centro cittadino di Rocca di Papa durante il suo turno di operatore ecologico. L’uomo girava con una pistola.

L’agguato durante il turno di lavoro

Erano circa le 10:00 del mattino quando Palozzi ha incrociato Lollobrigida in via Roma, nei pressi dei giardini pubblici. Dopo un breve scambio di parole, ha estratto un revolver e ha fatto fuoco. Il colpo ha colpito la vittima alle spalle, ferendola mortalmente al cuore. Franco Lollobrigida ha provato a chiedere aiuto, ma si è accasciato pochi metri dopo. “É riuscito solo a dire che l’avevano sparato”. L’intervento dei soccorsi e l’atterraggio dell’eliambulanza in piazza non sono bastati: il 35enne è morto poco dopo.

Il dolore per la perdita del figlio

Dietro il gesto, una storia di dolore e rabbia. Giuliano Palozzi, all’epoca 34enne, era morto nel giugno 2020 dopo mesi di coma. Secondo la ricostruzione, sarebbe stato aggredito da più persone per un debito di 25 euro. Lollobrigida aveva ammesso di aver colpito il giovane con un pugno, ma negava ogni responsabilità diretta per la morte. In primo grado era stato assolto, ma a maggio 2025 era arrivata la condanna a 10 anni per omicidio preterintenzionale.

Un gesto premeditato?

Palozzi, operatore ecologico di 62 anni, ha atteso Lollobrigida in strada, con l’arma pronta. Dopo aver sparato, ha tentato di disfarsi della pistola, lanciandola tra la vegetazione nei pressi di piazza della Repubblica, dove i carabinieri l’hanno cercata per ore. Bloccato da alcuni passanti prima dell’arrivo dei militari, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Ora è tradotto nel carcere di Velletri.

Secondo l’avvocato di famiglia, Fabrizio Federici, il dolore della perdita non si era mai sopito: “Un gesto del genere lo avremmo potuto comprendere all’epoca dell’assoluzione, ma oggi, dopo la condanna in appello a 10 anni, lascia spiazzati”.

Un paese spaccato

La notizia ha scosso l’intera comunità di Rocca di Papa. Sui social, migliaia di persone hanno espresso solidarietà al padre omicida, mentre in paese – secondo quanto riportato – qualcuno gli avrebbe persino consigliato di fuggire. Ma Guglielmo Palozzi ha scelto di non scappare. Un gesto che, per molti, somiglia a una confessione silenziosa.

Nel frattempo, si indaga anche sul movente preciso: un incontro casuale o un agguato pianificato? Le autorità stanno analizzando eventuali contatti precedenti tra i due, per capire se la scena fosse il risultato di una premeditazione o di un’esplosione improvvisa di dolore.

L’ultima tragedia della giustizia imperfetta

L’omicidio ha riacceso il dibattito sulle falle del sistema giudiziario, sulle pene percepite come insufficienti e sul confine sottile tra giustizia e vendetta personale. Una tragedia che, ancora una volta, racconta il volto più buio del dolore umano: quello che non trova pace, nemmeno di fronte alla legge.

“Palozzi è una persona mite, un nonno che faceva il possibile per portare avanti la sua famiglia. Faceva il pastore. Se la magistratura avesse fatto un’indagine più accurata, oggi non ci saremmo trovati a parlare di quello che è accaduto. Penso che la vita di una persona non valga 25 euro, condanno il gesto perché una persona non dovrebbe mai vendicarsi. Non riesco a capire come una persona condannata fosse a piede libero” – ha riferito il sindaco di Rocca di Papa Massimiliano Calcagni.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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