Simona CinàSimona Cinà

Morte di Simona Cinà, i nuovi sviluppi dell’inchiesta: “Troppe cose non tornano”

A Bagheria, nel Palermitano, proseguono le indagini sulla morte di Simona Cinà, 20 anni, giocatrice di beach volley e studentessa di Scienze motorie, trovata morta all’interno della piscina di una villa in via Sant’Isidoro, durante una festa di laurea. La tragedia si è consumata nella notte appena trascorsa, in meno di un’ora, tra le 3:20 e le 4 del mattino nella notte tra venerdì 1 e sabato 2 agosto.

Secondo i primi riscontri, la giovane sarebbe caduta in acqua mentre ballava vicino alla consolle. Tuttavia, nessuno si sarebbe accorto della sua scomparsa fino a quando, verso le 4:10, un ragazzo che raccoglieva bicchieri non ha visto il corpo in acqua. A nulla sono valsi i tentativi di rianimazione: all’arrivo del 118, Simona era già priva di vita.


Villa sotto sequestro, tracce di sangue e prelievo del Dna

Gli inquirenti hanno posto sotto sequestro la villa e avviato una lunga serie di interrogatori. Gli ospiti presenti alla festa erano circa 80, di cui una trentina sono andati via prima della tragedia. Simona è stata vista viva per l’ultima volta alle 3:20, da un’amica che l’ha salutata mentre ballava vicino alla piscina, larga appena 6 metri per 2, con acqua bassa.
Alle 4:10 è partita la chiamata ai soccorsi.
Nel corso dei rilievi, i carabinieri hanno trovato tracce di sangue all’interno della villa. Un giovane, convocato in caserma per un prelievo del Dna, ha riferito di essersi ferito dopo aver dato un calcio per lo choc alla notizia della morte. Le analisi proseguiranno per verificare la compatibilità con le tracce ematiche rinvenute.


Una scena piena di dubbi: nessuno ha visto nulla, niente alcolici

L’elemento che più sconcerta è la posizione del corpo: Simona era a faccia in su, condizione inconsueta per un annegamento, dove in genere il corpo viene trovato a faccia in giù. In più, nessuno si sarebbe accorto della presenza del corpo nella piscina, nonostante le dimensioni ridotte e la vicinanza alla zona dove si ballava.
Non sono state trovate bottiglie di alcolici, solo acqua, nonostante l’evento fosse descritto come festa open bar: un dettaglio che ha colpito gli investigatori e che aggiunge ulteriore mistero.

Secondo l’avvocato Gabriele Giambrone, che assiste la famiglia, “ci sono troppi elementi anomali per parlare subito di incidente”. La piscina ha un fondale basso, rendendo difficile l’ipotesi di annegamento accidentale. Inoltre, Simona presentava graffi sul torace, compatibili con le manovre di rianimazione, ma non si esclude alcuna dinamica alternativa.


Dall’allenamento all’ultima storia: la giornata che si è chiusa in tragedia

Le ultime ore di Simona sono state documentate anche nelle storie social, ancora visibili. La giornata era iniziata con un allenamento di beach volley a Capaci, poi il viaggio verso Bagheria per la festa. Una sosta per il rifornimento, alcune immagini della serata, e poi il buio.

A dare l’allarme al 118 sono stati alcuni presenti. La madre di Simona Cinà è stata avvisata solo alle 4:50, quando ha chiamato la figlia al cellulare. A rispondere è stato un ragazzo: “Stanno provando a rianimarla”, ha detto. Ma era già troppo tardi.


Una comunità sotto shock: “Per noi era come una figlia”

Simona Cinà viveva a Capaci, con la famiglia. Era molto attiva nello sport, amava la pallavolo e partecipava ai tornei estivi di beach volley. Aveva anche insegnato ai bambini.
Era una ragazza solare – ricorda commosso Paolo Di Maggio, presidente dell’Acds Capacense Volley – Ha giocato con noi fino all’anno scorso. Si era fermata per fare un anno di Erasmus in Spagna. Per noi è una perdita enorme”.


Le indagini proseguono: interrogatori in corso e autopsia in arrivo

Dalle 6 del mattino successivo al fatto, i carabinieri e il pm di turno hanno iniziato a interrogare i presenti. La villa è stata sigillata, e la salma sequestrata in attesa dell’autopsia.
Secondo l’avvocato Giambrone, “non si può parlare di una semplice fatalità finché non verrà chiarito ogni dettaglio, compresi i rapporti tra i presenti e le ultime conversazioni”.

Nel frattempo, i social si sono riempiti di messaggi di cordoglio, mentre la comunità di Capaci è in lutto per una giovane piena di vita, che sembrava avere il futuro tra le mani.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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