Doveri si racconta: dal malore di Bove alla bufera di Salerno
Un’intervista lunga, densa di emozioni e riflessioni. Daniele Doveri, uno degli arbitri più esperti del panorama calcistico italiano, ha scelto la Gazzetta dello Sport per tornare su due momenti che hanno segnato la sua carriera recente: il malore di Edoardo Bove durante Fiorentina-Inter e il contestatissimo ritorno del playout di serie B tra Salernitana e Sampdoria del 22 giugno.
“Tifo Bove, non una squadra”
L’arbitro romano ha ricordato la sera del 1° dicembre, quando in campo si è temuto il peggio per Edoardo Bove: “Non ho mai tifato per una squadra di calcio, ma da quel giorno tifo Edo qualsiasi cosa farò nella vita”, ha raccontato. “Mi ha stupito lo stupore della gente per il fatto che io abbia reagito così. A volte l’arbitro viene visto come un alieno e ci sorprende che si possa emozionare”.
Il caos Salernitana-Sampdoria: ‘Siamo usciti tutti sconfitti’
Ma è tornando su Salernitana-Sampdoria che Doveri lascia parole amare. Il match di ritorno dei playout, disputato il 22 giugno all’Arechi, venne interrotto a 20 minuti dal termine con la Samp avanti 0-2, a causa del lancio di fumogeni e sediolini da parte di alcuni tifosi granata.
L’arbitro, insieme al VAR, fu duramente criticato per due episodi: il mancato rigore per un presunto fallo di Yepes su Soriano e il gol del vantaggio blucerchiato, segnato da Coda, che secondo molti doveva essere annullato per un fallo di mano di Meulensteen.
“Lì mi è rimasta molta amarezza”, ha ammesso Doveri. “Quella sera non ha vinto lo sport. Siamo usciti un po’ tutti sconfitti nell’aver chiuso la gara a 20′ dalla fine”.
Il ruolo del VAR: ‘Il nostro angelo custode’
Nonostante le polemiche, Doveri difende l’importanza del VAR: “E’ il nostro angelo custode. Ci fa andare a casa più sereni. Quello che conta è sapere che il risultato sia rispondente a quello che si è visto ed alle decisioni prese”.
Doveri e la percezione dell’arbitro: ‘Non siamo alieni’
Sempre in riferimento alla vicenda Bove l’arbitro ha rimarcato che la figura del direttore di gara, spesso percepita in modo distaccato dal pubblico: “Gli arbitri non sono macchine. Abbiamo un cuore, ci emozioniamo, soffriamo, e a volte portiamo a casa le stesse delusioni di chi ha perso una partita”.