Il cane Merlino ucciso brutalmente a Naro da 27enne senza fissa dimoraIl cane Merlino ucciso brutalmente a Naro da 27enne senza fissa dimora

L’uomo ha tentato anche di mangiare il cane dopo averlo ucciso

Scena di orrore a Naro, in provincia di Agrigento, dove un cane randagio di quartiere, chiamato Merlino, è stato brutalmente sgozzato in pieno giorno davanti a numerosi testimoni. L’autore dell’atroce gesto è un cittadino originario del Mali, 27 anni, già noto alle forze dell’ordine e recidivo in episodi di violenza sugli animali. L’uomo, fermato dai carabinieri, avrebbe tentato persino di mangiare la carcassa del cane. L’episodio ha scatenato indignazione e denunce da parte delle principali associazioni animaliste italiane, che chiedono giustizia e pene esemplari.


L’orrore sotto gli occhi dei passanti

Mercoledì mattina, nel cuore di Naro, diversi cittadini hanno assistito a una scena agghiacciante: un giovane extracomunitario ha afferrato il cane randagio, lo ha sgozzato e ridotto a pezzi. Secondo alcuni testimoni avrebbe persino tentato di cibarsene, prima di essere bloccato dai passanti e consegnato ai carabinieri. L’episodio è avvenuto a pochi giorni di distanza da un’altra violenza compiuta dallo stesso individuo: aveva infatti bruciato un altro randagio con dell’olio bollente, aggredendo persino i militari intervenuti sul posto.


L’uomo fermato e trasferito al CPR

Dopo il nuovo episodio, i carabinieri sono intervenuti rapidamente fermando l’aggressore, che è stato condotto presso il CPR di Caltanissetta. Si tratta di un senza fissa dimora, già colpito da un foglio di via poi scaduto. La sua presenza in paese era nota da tempo, così come i suoi comportamenti violenti e fuori controllo. Secondo gli animalisti, il fatto che fosse ancora libero di circolare rappresentava un rischio concreto non solo per gli animali, ma per l’intera comunità.


Le denunce delle associazioni

La LNDC Protezione Animali ha immediatamente presentato denuncia, ricordando che con le recenti modifiche al Codice Penale, chi uccide un animale con crudeltà rischia fino a 4 anni di reclusione e una multa fino a 60mila euro. “Siamo di fronte a una crudeltà inaccettabile – ha dichiarato la presidente Piera Rosati – e il fatto che l’autore sia recidivo rende ancora più grave la situazione. È necessario che la legge venga applicata senza sconti e che questi individui vengano allontanati dalla società civile”.

Anche l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente (AIDAA) ha annunciato la presentazione di due denunce, chiedendo che il 27enne venga processato per entrambi gli episodi e solo successivamente espulso dall’Italia. “È intollerabile che fosse ancora libero dopo aver torturato un cane con l’olio bollente. Servono pene severe e immediate” si legge nella nota.


La reazione della politica

La vicenda ha scosso anche il mondo politico. La deputata Michela Vittoria Brambilla, storica attivista per i diritti degli animali, ha dichiarato: “Quanto accaduto a Naro è un atto di violenza ripugnante. Dal primo luglio è entrata in vigore la legge che porta il mio nome: ora non resta che applicarla senza esitazioni. Chi non ha diritto di restare e si rende responsabile di crimini simili deve essere fermato e punito”.


Una comunità sotto shock

La comunità di Naro è sconvolta. Molti cittadini conoscevano Merlino, il cane randagio che da tempo viveva in paese ed era benvoluto da tutti ma lasciato per troppo tempo al suo destino. Forse se qualcuno l’avesse accolto o si fosse intervenuto per metterlo in sicurezza si sarebbe potuto salvare dall’atroce morte per mano di chi era un pericolo per l’intera comunità.

La brutalità con cui è stato ucciso ha lasciato un segno indelebile, generando paura e indignazione. Numerosi residenti hanno manifestato sui social la propria rabbia, chiedendo maggiore sicurezza e controlli più severi.


L’allarme

La morte di Merlino non è solo una tragedia per chi amava quel cane, ma rappresenta un campanello d’allarme più ampio sul tema della tutela degli animali, soprattutto dei tanti randagi che vivono in condizioni disumane con numeri preoccupanti in diverse regioni. Le associazioni chiedono giustizia, la politica invoca pene certe, i cittadini pretendono protezione. A Naro, purtroppo, resta l’immagine insostenibile di un atto di crudeltà che difficilmente verrà dimenticato.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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