Nadia Battocletti quasi incredula per il bronzo, a destra il contatto tra Jacobs e l'atleta sudafricanoNadia Battocletti quasi incredula per il bronzo, a destra il contatto tra Jacobs e l'atleta sudafricano

Atletica, l’Italia centra il record di medaglie ai mondiali

Un oro, tre argenti e tre bronzi. Mai l’atletica italiana aveva raggiunto un bottino simile ai Mondiali. Il record precedente risaliva a Göteborg 1995, con sei medaglie. A Tokyo, invece, la settima arriva grazie a Nadia Battocletti, che conquista un prestigioso bronzo nei 5000 metri con il tempo di 14:55.42. Una gara emozionante, condotta con coraggio dietro a due fenomeni keniane: la primatista mondiale Beatrice Chebet, oro in 14:54.36, e la campionessa uscente Faith Kipyegon, argento in 14:55.07, a soli quattro giorni dal trionfo nei 1500.

Per la mezzofondista trentina, classe 2000, non è soltanto una medaglia: è l’ingresso in una dimensione nuova, che la proietta tra le grandi della disciplina. È la prima donna italiana a vincere due medaglie in un’unica edizione dei Mondiali, dopo il quarto posto nei 10.000. Un’impresa che nella storia azzurra era riuscita soltanto a Pietro Mennea e Francesco Panetta.


“Ho pensato che anche loro fossero stanche”

Ai microfoni di Raidue, Battocletti ha raccontato con emozione la sua gara, sottolineando come l’approccio fosse stato diverso rispetto al passato: «Ieri ho detto a mio padre: sai che c’è? Stavolta provo. In gara mi dicevo: se sono stanca io, sono stanche anche loro. Non sono dei robot. Entrare con la mia tattica era l’unico modo».

Ha svelato anche un dettaglio curioso, legato a un incoraggiamento ricevuto dal tecnico Pierluigi Fiorella: «Mi ha dedicato una canzone, Rain in black sky, e mi ha detto che l’ultimo giro doveva essere come quella melodia. Ho provato a trasformare quella suggestione in energia e ci sono riuscita».

Sul rettilineo finale, quando Kipyegon sembrava avvicinabile e Tsegay incombeva da dietro, la giovane azzurra ha scelto la prudenza, salvaguardando la medaglia di bronzo. «Va bene osare, ma non bisogna essere sciocchi», ha ammesso con la maturità di chi conosce i propri limiti e li trasforma in punti di forza.


Orgoglio azzurro e un futuro già scritto

«Sono molto fiera di me stessa e dello staff che lavora con me. Soprattutto dei miei genitori e del mio fidanzato Gianluca, che era qui a Tokyo a tifare per me». Con queste parole Battocletti ha sottolineato quanto il successo sia frutto di un lavoro collettivo, oltre che della sua determinazione personale.

La sua doppia medaglia ha un valore che va oltre il singolo risultato: dimostra che il mezzofondo italiano può competere ad armi quasi pari con il dominio africano. «Il trono non è di nessuno, è del mondo», ha dichiarato con la freschezza dei suoi 24 anni, invitando i più giovani a credere che nulla sia precluso.

Ora gli occhi sono puntati verso le Olimpiadi di Los Angeles. «Chiudere con due medaglie non era nemmeno nei miei sogni migliori. Adesso voglio sognare ancora più in grande», ha detto. L’Italia dell’atletica la guarda con fiducia, consapevole che la sua crescita sia solo all’inizio.


Una spedizione da ricordare

La medaglia di Battocletti arriva in un Mondiale già memorabile per la spedizione azzurra. In attesa delle ultime finali, il bilancio è già superiore a qualsiasi altra edizione. Il rammarico per la staffetta 4×100 maschile, eliminata in batteria dopo un contatto tra Marcell Jacobs e l’atleta sudafricano (bocciato il ricorso azzurro), non cancella l’entusiasmo per il quarto posto della 4×400 femminile, qualificata con il terzo tempo italiano di sempre.

Tokyo 2025, dunque, resterà negli annali come la rassegna che ha consegnato all’Italia un nuovo patrimonio sportivo. E il volto di questo patrimonio, con il sorriso timido e la grinta feroce, è quello di Nadia Battocletti.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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