Andrew Porter e Ian StaskoAndrew Porter e Ian Stasko

La scomparsa

Era l’11 settembre quando di Andrew Porter e Ian Stasko, entrambi di 25 anni, si sono perse le tracce. I due amici si erano avventurati in una battuta di caccia all’alce nella Game Management Unit 81, un’area selvaggia al confine tra Colorado e New Mexico, nota per i suoi terreni impervi e il meteo imprevedibile.


L’allarme delle famiglie

Quando non hanno più avuto notizie, familiari e amici hanno lanciato appelli disperati. La zia di Porter, Lynne Runkle, ha persino aperto una raccolta fondi su GoFundMe per sostenere le ricerche, raccontando quotidianamente gli sviluppi.

«È con il cuore spezzato e tra le lacrime che vi do questo aggiornamento: Andrew e Ian sono stati trovati entrambi morti», ha scritto giovedì scorso, annunciando il tragico epilogo.


Il ritrovamento

I corpi sono stati individuati alle 11 del mattino, circa due miglia a nord del sentiero Rio de los Pinos, in un’area di fitte foreste e creste rocciose.

Secondo quanto riferito dallo sceriffo della contea di Conejos, i corpi non presentavano segni di trauma. “Avevano lievi ustioni sul corpo. Una leggera ustione è come prendere un fiammifero e infilarselo nel braccio. E ce n’erano solo due o tre.”

Su Facebook la fidanzata di Porter, ha riferito che sarebbe stato folgorato da un fulmine. “Un fulmine che ha colpito il suolo li ha travolti in un istante. Non hanno provato paura o dolore” – sottolineando che l’uomo stava cercando di tornare verso l’auto.

La causa ufficiale della morte sarà stabilita dalle autopsie, ma l’ipotesi più accreditata è che i due siano stati sorpresi da una violenta tempesta, abbattutasi nella zona proprio nei giorni della scomparsa.


L’ultima comunicazione

L’ultimo contatto risale alle 15:00 dell’12 settembre, quando Porter aveva inviato la sua posizione satellitare alla fidanzata, Bridget Murphy. Poco dopo, i due sarebbero tornati alla loro auto per cambiarsi, lasciando però l’attrezzatura da caccia a bordo: un dettaglio che ha convinto gli investigatori che si fossero avventurati nuovamente nei boschi.


L’omaggio

Murphy, devastata, ha ricordato sui social la passione dei due amici per la natura: «Erano ragazzi intraprendenti, che costruivano rifugi nei boschi già a 12 anni per divertimento».

La comunità locale e i team di ricerca che hanno partecipato per giorni senza sosta alle operazioni hanno voluto stringersi alle famiglie, chiedendo rispetto per il dolore e per la memoria di due giovani amanti della vita all’aperto.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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