Una giovane studentessa è ricoverata in gravi condizioni al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna dopo essere stata colpita al volto da un lacrimogeno durante gli scontri esplosi nella serata di giovedì in zona stazione. La ragazza, che stava partecipando a una manifestazione pro Palestina contro il blocco della Flotilla da parte di Israele, rischia di perdere un occhio.
Secondo le prime informazioni, la giovane è cosciente ma le sue condizioni restano delicate: i medici hanno disposto un intervento chirurgico urgente per tentare di salvarle la vista. La prognosi, tuttavia, rimane riservata.
Cosa è successo alla stazione di Bologna?
Il corteo era stato organizzato da Usb e collettivi universitari. Dopo aver attraversato le vie del centro cittadino, centinaia di manifestanti hanno tentato di entrare nella stazione ferroviaria centrale, determinati a bloccare i binari per denunciare – spiegano – “il silenzio internazionale di fronte al blocco della Flotilla e ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza”.
Le forze dell’ordine, schierate in assetto antisommossa, hanno cercato di contenere l’irruzione. Ne è seguito un violento scontro: spintoni, cariche e decine di lacrimogeni sparati per disperdere la folla. È in quel momento che uno dei proiettili ha colpito la studentessa in pieno volto.
Quanti sono stati i feriti?
Secondo fonti sanitarie, oltre alla ragazza, almeno altri tre manifestanti sono stati portati al pronto soccorso con contusioni e intossicazioni da fumo. Le loro condizioni, tuttavia, non sarebbero gravi.
La giovane ferita al volto è stata invece soccorsa immediatamente dal personale del 118 presente sul posto e trasportata in codice rosso al Sant’Orsola. Testimoni raccontano di scene di panico: “C’era sangue ovunque, gridavamo per chiamare aiuto, non sapevamo se fosse viva”, ha riferito uno degli studenti presenti.
Perché si protestava contro il blocco della Flotilla?
La manifestazione rientrava nelle mobilitazioni italiane ed europee contro il blocco imposto da Israele alla Freedom Flotilla, la nave carica di aiuti umanitari diretta verso Gaza ma fermata in mare.
Gli organizzatori parlano di un “atto di solidarietà internazionale” e accusano le istituzioni italiane di “complicità” per non aver condannato l’intervento israeliano.
“Non è accettabile che chi porta medicine e cibo alla popolazione civile venga trattato come un nemico”, hanno dichiarato i collettivi universitari che hanno guidato il corteo.
Le reazioni politiche e istituzionali
L’episodio ha scatenato immediate reazioni. Esponenti della sinistra hanno chiesto chiarezza sull’uso dei lacrimogeni in un’area affollata e in un contesto di protesta politica. “Colpire al volto una ragazza è un fatto gravissimo. Serve un’inchiesta immediata”, ha dichiarato un consigliere regionale dell’Emilia-Romagna.
Dal fronte opposto, alcuni rappresentanti del centrodestra hanno invece difeso l’operato delle forze dell’ordine, sottolineando la necessità di garantire la sicurezza dei viaggiatori e la circolazione ferroviaria: “Bloccare una stazione non è manifestare, è mettere a rischio la vita di migliaia di cittadini”.
La Questura di Bologna, in una nota, ha spiegato che l’uso dei lacrimogeni è stato “necessario per impedire l’occupazione dei binari e per disperdere un corteo non autorizzato che minacciava l’ordine pubblico”.
La voce dei collettivi: “Repressione inaccettabile”
Gli studenti, invece, parlano di repressione. “Non ci fermeranno con la violenza – affermano in un comunicato – quella ragazza poteva morire. Lo Stato risponde con i manganelli e i lacrimogeni a chi chiede pace e giustizia per Gaza”.
Le immagini circolate sui social mostrano la giovane a terra, con il volto coperto di sangue, mentre i compagni tentano di portarla in salvo tra il fumo dei lacrimogeni.
Prognosi riservata: la ragazza sarà operata
Dal Sant’Orsola i medici restano cauti. L’intervento chirurgico potrebbe ridarle parzialmente la vista, ma non si escludono danni permanenti. “La paziente è cosciente e stabile, ma la prognosi resta riservata”, spiegano fonti sanitarie.
Un caso destinato a far discutere
La vicenda di Bologna è destinata ad alimentare un acceso dibattito nazionale. Non solo per le modalità degli scontri, ma per il tema politico che li ha originati: la guerra a Gaza, la solidarietà internazionale e i limiti del diritto di manifestare.
Mentre la studentessa lotta in ospedale per recuperare la vista, piazza e Parlamento si interrogano su quale sia oggi il confine tra ordine pubblico e libertà di dissenso.