Lo stalker di Roberta Bruzzone era già stato condannato
Roberta Bruzzone, nota criminologa e volto televisivo, questa volta non siede accanto ai magistrati come consulente, ma si ritrova dall’altra parte: quella della vittima. Da otto anni, infatti, la sua vita è segnata da un incubo fatto di insulti, minacce e persecuzioni. Il suo presunto stalker è un neurologo 51enne originario di Verona, già condannato in primo grado a nove mesi di reclusione (pena sospesa) per atti persecutori.
Nonostante la sentenza, l’uomo non ha smesso di tormentarla. Ed è per questo che oggi si trova di nuovo imputato, con accuse pesantissime: stalking aggravato e reiterato.
La vicenda
La vicenda risale al 2017. Secondo quanto emerso, il neurologo avrebbe iniziato a prendere di mira Bruzzone sui social, insultandola con post sessisti e diffamatori. In un messaggio pubblico su Facebook, l’avrebbe definita con espressioni ingiuriose e degradanti, dando avvio a un crescendo di messaggi, email e denunce infondate.
La criminologa ha raccontato in aula: “È da quell’attacco brutale, infamatorio e sessista su Facebook del 2017, in cui mi definì p… dalla f… che è iniziata una vera e propria persecuzione”.
Da allora, il neurologo non si sarebbe fermato: oltre ai post offensivi, avrebbe inviato esposti a enti pubblici e privati per screditarla, definendola manipolatrice, razzista, bugiarda e incompetente.
“Ho paura di un attacco con l’acido”
Durante la testimonianza in aula a Roma, Roberta Bruzzone ha espresso tutta la paura che vive quotidianamente: “Non vivo più con la serenità che avevo prima. Ho il terrore di un attacco con l’acido. Più di una volta è stato ipotizzato che potessi meritarmelo”.
Secondo l’accusa, avrebbe “molestato e minacciato in maniera ripetuta la donna con messaggi social, email, esposti persecutori e offensivi, provocandole ansia, paura e timore per la propria incolumità”.
Un incubo che non riguarda solo Bruzzone, ma anche il marito, più volte insultato in rete con espressioni gravemente offensive: definito “cornuto, demente, faccia da bue”, è finito suo malgrado al centro di questa persecuzione.
Otto anni di minacce e insulti: i dettagli più inquietanti
Secondo quanto ricostruito in aula, ci sono stati episodi particolarmente allarmanti. In un’occasione, il 51enne si sarebbe presentato durante un’udienza a Verona con atteggiamenti aggressivi, urlando accuse contro Bruzzone e cercando di avvicinarsi al banco dove la criminologa stava testimoniando.
Ma ciò che ha maggiormente scosso la vittima è stata una minaccia esplicita di morte. Con un account social falso, intestato a “Marco Marche”, l’uomo avrebbe scritto: “La tigre andrà a fuoco”.
Per Bruzzone non ci sono dubbi: “La tigre sono io. Spesso vengo indicata così per il mio stile di comunicazione incisivo, oltre al tatuaggio che porto sulla spalla sinistra. In quel post si parlava chiaramente di me”.
Una vita stravolta
Le conseguenze per Roberta Bruzzone sono pesantissime. Da anni vive con la costante paura di essere aggredita, costretta a muoversi con scorta privata in occasione di eventi pubblici. “La mia vita è stata completamente stravolta”, ha dichiarato.
La criminologa non è nuova a battaglie di questo genere: in passato ha dato voce a tante donne perseguitate da stalker e violenti. Ma ora si trova a testimoniare in prima persona cosa significhi essere vittima di atti persecutori, con la consapevolezza che anche una professionista esperta in crimini e devianze non è immune da questo tipo di violenza.