Le parole di Chiara Petrolini agli psichiatri: “Volevo solo essere mamma”
«La seconda gravidanza l’ho cercata perché la prima era andata male».
Sono parole che pesano come macigni quelle pronunciate da Chiara Petrolini, la 22enne di Parma accusata di duplice omicidio premeditato e soppressione dei cadaveri dei suoi due neonati.
Le frasi emergono dai colloqui con gli psichiatri nominati dalla Procura, Mario Amore e Domenico Berardi, riportati nella nota tecnica del Racis di Roma (Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche). Il documento, discusso durante il processo, getta nuova luce su uno dei casi più inquietanti della recente cronaca italiana.
‘Pensavo di non aver fatto niente di male’
Entrambi i parti sarebbero avvenuti in casa, da sola, senza alcun supporto medico.
«Pensavo fosse andato tutto bene — ha detto Chiara Petrolini — poi, quando ho ripreso i sensi, non respirava più. La causa è stato il taglio del cordone, ma io non ero informata».
Il secondo neonato, come il primo, venne sepolto nel giardino di casa, a pochi metri di distanza.
Quando gli psichiatri le hanno chiesto se avesse voluto inconsciamente essere scoperta — visto che le fosse erano poco profonde — la risposta è stata glaciale:
«No, perché io non pensavo di aver fatto niente di male».
Cosa rivelano le perizie: follia o lucidità criminale?
La Corte d’Assise di Parma ha disposto una perizia psichiatrica indipendente, tuttora in corso, per stabilire se Chiara fosse capace di intendere e volere al momento dei fatti.
Gli esperti del Racis hanno tracciato un profilo inquietante:
“Una fredda e lucida intenzione di arrivare all’esito finale”.
Conclusioni in linea con quelle dei consulenti della procura, che l’hanno giudicata pienamente capace di comprendere le proprie azioni. Tuttavia, la relazione definitiva degli psichiatri della Corte — attesa entro febbraio 2026 — potrebbe ribaltare le carte in tavola.
Cosa pensava Chiara: paura, solitudine e un sogno ricorrente
La prima gravidanza, ha raccontato la ragazza, sarebbe stata “casuale”, ma col tempo era cresciuto il desiderio di diventare madre.
«All’inizio avevo paura, poi ero felice… volevo farcela da sola».
Chiara avrebbe anche confidato di fare spesso lo stesso sogno: lei che spinge un passeggino con due bambini.
Un’immagine che per gli psichiatri riflette un desiderio di maternità autentico, ma anche una distorsione del rapporto con la realtà, segnata da paura, isolamento e diffidenza verso il mondo esterno.
Il contesto familiare e il rapporto con l’ex compagno
Chiara viveva una condizione di solitudine profonda.
Ha dichiarato che non voleva condividere la gravidanza con nessuno, per paura dei giudizi e per proteggere il bambino da un mondo “cattivo e pericoloso”.
Sull’ex fidanzato Samuel, padre dei neonati, ha detto:
«Non gli importava nulla della loro morte. In fondo, non li aveva mai voluti».
Oggi sostiene di sentire la presenza dei due piccoli accanto a sé: “Sono loro a darmi forza”.
Un possibile rischio seriale: l’ipotesi shock del Racis
La parte più inquietante della relazione del Racis arriva nelle ultime righe:
“Non è possibile escludere che, se non fosse stata scoperta, avrebbe potuto commettere altri delitti simili in futuro”.
Un’ipotesi che spinge gli inquirenti a esaminare ogni dettaglio del suo passato, alla ricerca di eventuali episodi precedenti.
La verità definitiva arriverà solo con la perizia psichiatrica della Corte, la cui conclusione è prevista per inizio 2026. Fino ad allora, la storia di Chiara Petrolini resta un drammatico enigma sospeso tra maternità negata e follia lucida.