L’ultima sera, la lite con Dragos e il cellulare sequestrato
Che cosa sia accaduto a Tatiana Tramacere tra il pomeriggio del 24 novembre e la notte in cui se ne sono perse le tracce continua a sfuggire agli inquirenti e alla famiglia. Dragos Gheormescu, 30 anni, l’ultima persona ad averla vista, lo ha ribadito davanti ai carabinieri: «Abbiamo discusso, nulla di grave. Lei mi ha salutato dicendo che sarebbe tornata a casa». Quel saluto, in apparenza ordinario, è oggi l’unico punto fermo. Il telefono di lei è spento da ore, quello di lui è ora nelle mani degli investigatori per analisi tecniche che potrebbero chiarire messaggi, cancellazioni, contatti e posizione.
Lo scenario è quello del parco Raho, il pub a poche centinaia di metri dalla casa della 27enne, dove Dragos lavora. È lui stesso, a Chi l’ha visto, ad ammettere che un piccolo screzio ci sarebbe stato, subito rientrato. Resta un dettaglio di peso: Tatiana quella sera non sarebbe partita, nonostante avesse già acquistato un biglietto per Brescia. Un viaggio annunciato alla madre con una frase che oggi pesa come un macigno: «Voglio riconciliarmi con Mino».
Tra Brescia e Nardò: l’ex, l’inquietudine e il silenzio Alessandro
Se la presenza dell’ex, un carabiniere, resta sullo sfondo della decisione improvvisa di partire, sulla linea del tempo compaiono altre figure, altre tensioni, altre risposte mancate. Nella vita di Tatiana c’era anche Alessandro Bonsegna, 30 anni, operaio, ora trincerato nel silenzio: non risponde, non lavora, non si mostra. È stato interrogato, ma si è chiuso, come se quell’ultima cena di domenica non fosse mai esistita.
La madre di lui, Annalisa, ai microfoni de La vita in diretta ha provato a ridimensionare: «Era tranquilla, abbiamo mangiato patatine, rideva». Ma il ritratto che emerge dalla famiglia Tramacere è diverso e più tagliente: «Per lui lei era un’ossessione», ha detto la madre di Tatiana. Due visite a casa, insistenze respinte, un interesse non corrisposto.
Alessandro sui social scrive: «Chi sono? Uno nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo». Parole che oggi, mentre le ricerche continuano senza sosta, sembrano passare da semplice posa a potenziale indizio psicologico.
Il fratello: «Non è un allontanamento volontario. La preoccupazione cresce»
«Tatiana non se ne sarebbe mai andata così. Era serena, felice, la Tatiana di sempre». Vladimir, il fratello, appare stremato. Ha riferito di non conoscere Dragos, di non sapere della loro amicizia e di non voler “puntare il dito verso nessuno, ma penso che qualcosa sa”. La voce spezzata, lo sguardo fisso. «La speranza è l’ultima, ma la preoccupazione aumenta». Dal 24 novembre il tempo ha smesso di essere un alleato, trasformandosi in una voragine di ipotesi.
La Procura indaga per istigazione al suicidio, al momento contro ignoti. Nessun elemento, per ora, avvalora una pista definitiva. Il garage nelle disponibilità di Dragos è stato controllato, le telecamere acquisite, i percorsi ricostruiti. Ma il mosaico resta senza volto, senza gesto finale, senza movente.
Quel viaggio per Brescia, programmato e poi sfumato, è oggi la fessura da cui può passare la verità. Una verità che, a dieci giorni dalla scomparsa, è ancora una ferita aperta.

