Le parole del presidente della Commissione: “Accetti inattendibile”
Il caso Emanuela Orlandi–Mirella Gregori, a oltre quarant’anni dalla scomparsa, continua a produrre nuovi sviluppi ma anche prese di posizione nette. A ribadirle è stato il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta, il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo, intervenuto alla trasmissione Scomparsi sul canale 122 “Fatti di nera”.
“La procura di Roma ha ritenuto inattendibile Marco Fassoni Accetti e, ad oggi, non c’è un solo elemento che possa portarmi a smentire quella valutazione”, ha dichiarato De Priamo, riferendosi all’uomo che negli anni si è autoaccusato del sequestro di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Un’autoconfessione che lo stesso presidente definisce “già di per sé curiosa”, ma che, allo stato degli atti, non troverebbe riscontri concreti.
Accetti resta ai margini, ma non escluso
La posizione della Commissione è prudente ma chiara. “Sulla vicenda Orlandi-Gregori non ritengo ci sia nulla di diverso da quanto valutato dalla procura”, ha spiegato De Priamo, aggiungendo tuttavia che Marco Accetti potrebbe essere approfondito “su altre vicende”.
Una precisazione importante: l’uomo non viene escluso a priori dalle audizioni, ma la Commissione non considera le sue dichiarazioni determinanti per chiarire la scomparsa delle due adolescenti romane. Un segnale di continuità rispetto alla linea investigativa seguita finora dalla magistratura.
Una donna indagata per false informazioni
Nel frattempo, sul fronte giudiziario, emerge un nuovo elemento. Una donna è stata iscritta nel registro degli indagati dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. L’ipotesi di reato contestata è quella di false informazioni al pubblico ministero.
Secondo quanto trapela, la donna è stata ascoltata nelle scorse ore presso gli uffici giudiziari di piazzale Clodio, accompagnata dal proprio difensore. Gli inquirenti non hanno diffuso dettagli sull’identità né sul contenuto delle dichiarazioni ritenute mendaci, ma l’iscrizione nel registro segna un passaggio formale rilevante nell’inchiesta.
L’inchiesta riaperta nel 2023
Le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni svanita nel nulla il 22 giugno 1983, sono state riaperte nel maggio 2023 con l’ipotesi di sequestro di persona a scopo di estorsione.
Da allora, i pubblici ministeri capitolini, insieme ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, stanno svolgendo un lavoro capillare di rilettura e analisi di tutti gli atti accumulati in oltre quattro decenni: verbali, testimonianze, informative, piste archiviate e mai completamente chiarite.
Un’attenzione particolare è stata riservata alle ore precedenti alla scomparsa, considerate ancora oggi uno dei punti più oscuri dell’intera vicenda.
Il commento della legale della famiglia Orlandi
Sulla notizia dell’indagata è intervenuta l’avvocata Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, che ha dichiarato di aver appreso la notizia solo dalle agenzie di stampa.
“La procura di Roma ha sempre agito nel massimo riserbo – ha spiegato – e se questa persona è stata iscritta nel registro degli indagati, evidentemente ci sono dei motivi”. L’avvocata ha ribadito la “massima stima e il massimo rispetto” per il lavoro dei magistrati che stanno conducendo l’inchiesta.
Un’indagine che prova a uscire dall’impasse
A quarantadue anni dalla scomparsa, il caso Orlandi resta uno dei misteri più dolorosi e complessi della storia italiana. L’iscrizione di una persona per false informazioni al pm segnala la volontà degli inquirenti di ripulire il campo da testimonianze ritenute inattendibili, nel tentativo di ricostruire una verità rimasta sepolta per decenni.
Tra cautela istituzionale, nuove verifiche e il lavoro parallelo della Commissione parlamentare, l’inchiesta continua a muoversi su un terreno delicatissimo, dove ogni parola pesa come un atto formale.

