Da sinistra Sara Di Vita, , Antonella Di Ielsi e Gianni Di VitaDa sinistra Sara Di Vita, , Antonella Di Ielsi e Gianni Di Vita

La possibile intossicazione potrebbe essere legata al pasto del 23 dicembre: ‘Seguito il protocollo’

Non esisterebbe alcun collegamento tra l’attività del mulino di Pietracatella e la morte di Sara Di Vita, 15 anni, e della madre Antonella Di Ielsi, 50 anni. È quanto emerge dalle informazioni raccolte in ambienti investigativi e confermate da fonti vicine all’inchiesta coordinata dalla Procura di Campobasso.

Le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi su una possibile contaminazione da veleno per topi o sostanze tossiche provenienti da farine prodotte localmente vengono definite prive di fondamento. Il mulino citato non risulta sottoposto a sequestro e non vi sarebbero elementi che colleghino la sua attività alla tragedia. Tra le ipotesi è che il presunto avvelenamento sia collegato con il pasto in famiglia del 23 dicembre in quanto al cenone della Vigilia di Natale erano presente altre persone.

“Abbiamo seguito il protocollo. La paziente che ho seguito quando è arrivata non era in condizioni critiche, abbiamo anche giocato con il papà. Mi dispiace” – ha riferito uno dei sanitari indagati a Dentro la notizia.


Il chiarimento sul mulino e la posizione della proprietà

Secondo quanto emerso, la disinfestazione effettuata nei mesi precedenti presso la struttura rientrerebbe in normali procedure di prevenzione, condotte con prodotti a bassa tossicità e regolarmente autorizzati. Nessun elemento, dunque, indicherebbe una contaminazione alimentare riconducibile all’attività del mulino.

Anzi, la diffusione di ipotesi non verificate avrebbe arrecato un grave danno d’immagine all’azienda, tanto che la proprietà ha annunciato l’intenzione di tutelarsi per vie legali. Anche il sindaco di Pietracatella, Antonio Tomassone, ha preso posizione parlando di “illazioni inaccettabili” e ribadendo che l’attività del mulino “è completamente estranea alla vicenda”.


Le indagini: focus su cause mediche e tossicologiche

Le indagini, coordinate dalla Procura di Campobasso, proseguono su più fronti. Sono in corso approfondimenti scientifici e medico-legali per chiarire le cause del decesso di madre e figlia, avvenuto nei giorni precedenti al Natale.

La dottoressa Valeria Petrolini, tossicologa del Centro Antiveleni dell’Irccs Maugeri e membro del direttivo della Società Italiana di Tossicologia, ha spiegato che al momento non esistono elementi per confermare un avvelenamento da rodenticidi o da altre sostanze simili.

“Non risulta alcuna evidenza che possa ricondurre a un’intossicazione da veleno per topi – ha chiarito – e non siamo stati allertati come centro di riferimento nazionale, cosa che avviene nei casi sospetti”.


Le ipotesi al vaglio: botulino, intossicazione, epatite

Restano al vaglio diverse ipotesi, tra cui un’intossicazione alimentare o una forma di epatite fulminante. Gli investigatori hanno sequestrato tutti gli alimenti presenti nell’abitazione: pesce, molluschi, funghi e altri prodotti alimentari, ora sottoposti ad analisi di laboratorio.

“L’ipotesi botulino appare poco compatibile con il quadro clinico finora emerso”, spiega ancora la specialista, ricordando che i casi di intossicazione da tossina botulinica presentano sintomi specifici e richiedono un intervento immediato con siero antidoto.

Anche l’eventuale consumo di funghi è al vaglio, sebbene – sottolineano gli esperti – quelli sequestrati risulterebbero di tipo commerciale e certificato. Resta comunque aperta la pista delle tossinfezioni alimentari di origine microbiologica.


Le condizioni del padre e il dolore della comunità

Il padre di Sara, unico sopravvissuto del nucleo familiare, resta ricoverato in rianimazione ma, secondo l’ospedale Spallanzani, è vigile e in condizioni stabili. È invece in reparto ordinario l’altra figlia, ricoverata in via precauzionale.

La comunità di Pietracatella resta scossa da una tragedia che ha colpito nel profondo un’intera famiglia e che continua a sollevare interrogativi drammatici. Le indagini proseguono nel massimo riserbo, con l’obiettivo di accertare la verità scientifica e restituire risposte certe ai familiari e alla cittadinanza.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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