La condanna ridotta a 24 anni: esclusa la premeditazione
La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha ridotto la condanna di Alessia Pifferi da ergastolo a 24 anni di reclusione per la morte della figlia Diana, di appena 18 mesi, avvenuta nel luglio 2022.
I giudici hanno riconosciuto la piena capacità di intendere e di volere della donna, ma hanno escluso la premeditazione, concedendo le attenuanti generiche. Diana era morta di stenti dopo essere rimasta sola in casa per sei giorni, mentre la madre si trovava a Bergamo dal compagno.
La lettera dal carcere: «Voglio rivedere mia madre»
A pochi giorni dalla sentenza, Alessia Pifferi ha scritto una lettera inedita, consegnata al suo avvocato Alessia Pontenani e letta in esclusiva durante la trasmissione La Vita in Diretta del 10 novembre.
«Se potessi andare al cimitero da mia figlia Diana – scrive Pifferi – esternerei tutto il dolore e la sofferenza che tengo dentro da quel maledetto giorno gridando, dando pugni e testate sulla lapide di mia figlia. Penso che l’odio e la sofferenza di mia sorella Viviana non siano più odio, ma una vendetta personale bruttissima. Voglio dire a mia madre che, nonostante tutto, le voglio bene. Mi piacerebbe poterla vedere, parlarle, scriverle e poterla riabbracciare».
Secondo l’avvocato Pontenani, la lettera rappresenta un appello disperato per cercare di ricucire il rapporto con la madre, che non la perdona e non ha mai risposto alle precedenti lettere inviate dalla figlia.
Pontenani: «Scrive spesso, ma non riceve mai risposta»
Intervenuta a La Vita in Diretta, la legale ha raccontato di un colloquio durato oltre un’ora e mezza:
«Alessia scrive spesso lettere, ma non riceve mai risposta. Mi ha chiesto di fare in modo che questa potesse essere letta in tv, come un appello per la madre».
Secondo Pontenani, la sua assistita è profondamente provata e sola, turbata anche dalle dure parole della sorella Viviana, che dopo la sentenza le avrebbe detto che «non deve più avere una vita, né un futuro».
La solitudine e l’amore in carcere
In carcere, Alessia Pifferi trascorre le giornate con la sola compagnia della sua coinquilina di cella, con la quale avrebbe instaurato un legame affettivo.
«L’unica persona che si preoccupa per lei e le vuole bene è la sua compagna di cella», ha spiegato l’avvocato.
Pifferi continua a dichiararsi innocente:
«Non ho mai voluto far del male a mia figlia. Non mi è mai passato per la mente di ucciderla», ha ribadito durante il colloquio con la sua difesa.
Roberta Bruzzone: “Nessun riavvicinamento possibile per ora”
In studio, Alberto Matano ha chiesto un parere alla criminologa Roberta Bruzzone, consulente della sorella Viviana Pifferi.
«Al momento non c’è alcuna possibilità di un riavvicinamento – ha commentato Bruzzone –. Forse, con il tempo e con un diverso grado di consapevolezza, qualcosa potrà cambiare. Ma oggi la ferita è ancora troppo profonda».
Un appello tra dolore e speranza
Il desiderio di Alessia Pifferi è ora quello di poter visitare la tomba della figlia Diana, ma servirà l’autorizzazione del carcere.
Un gesto che per lei significherebbe affrontare il dolore e tentare di ricominciare, seppure dietro le sbarre e lontano dagli affetti più cari.

