Il boato nella notte e le fiamme: la morte del 71enne Pierantonio Cianti
È tra le 3.40 e le 3.45 di un 8 dicembre che Barberino del Mugello non dimenticherà. L’abitato si sveglia in un unico istante, tremante: un boato, poi fiamme altissime dal primo piano di via Garibaldi 8. In quell’appartamento viveva da solo Pierantonio Cianti, 71 anni, ex camionista, due figli ormai lontani. I soccorsi arrivano in pochi minuti, ma il destino è già scritto: Cianti è morto, travolto dall’esplosione e dall’incendio che ha divorato in pochi istanti muri, infissi, ricordi.
La scena che i vigili del fuoco si trovano davanti è quella di una casa squarciata come da bomba: detriti in strada, calcinacci, l’odore ancora vivo del gas bruciato.
Il nodo dell’affitto e l’ipotesi che avanza
Nelle ore successive, mentre i carabinieri delimitano l’area e i tecnici mettono in sicurezza le strutture danneggiate, emerge la linea investigativa più dolorosa: il mancato rinnovo dell’affitto.
Cianti – confermano vicini e conoscenti – avrebbe dovuto lasciare la casa a breve. La proprietà non intendeva rinnovare il contratto e lui, negli ultimi giorni, non lo nascondeva: «Era preoccupato, molto», mormora chi lo incontrava spesso in paese.
Gli inquirenti non chiudono ad altre cause (incidente, fuga di gas accidentale, guasto), ma l’ipotesi del gesto volontario, con quel trasloco imminente come detonatore simbolico, è quella che prende consistenza. Non ci sono biglietti, né dichiarazioni, solo la cronologia silenziosa di una preoccupazione diventata possibile destino.
Il paese svegliato dalla sirena: evacuazioni, strada chiusa, viale interdetto
Via Garibaldi è chiusa, cento metri di nastro e polizia municipale. La facciata è crepata, una parte del muro è sradicata. Il viale della Repubblica, principale arteria di Barberino, viene interdetto: troppo pericolante la parete retrostante. Le famiglie sopra e accanto a Pierantonio Cianti vengono fatte uscire nel gelo notturno. Cinque nuclei, poi forse altri. La sindaca Sara Di Maio si presenta subito sul posto, volti assonnati e tesi che cercano risposte:
«Presumibilmente una famiglia non potrà rientrare. Dobbiamo capire come sostenerla. L’esplosione ha reso instabile il muro sul retro, la viabilità resterà interrotta finché non sarà in sicurezza.»
Barberino, 35 chilometri da Firenze, si ritrova di colpo zona rossa. Quel che resta di un appartamento diventa ferita urbana: non più casa, ma cratere.
«Era il Ciantòlo»: la voce che corre, il lutto che diventa paese
Lo chiamavano “il Ciantòlo”, soprannome leggero di una vita semplice. Non era un uomo invisibile: bar, piazza, qualche chiacchiera, nessun problema rilevato. «Non posso crederci», ripetono, quasi fosse necessario dire ad alta voce l’impossibile per farlo diventare reale.
I figli sono lontani, la pensione era solitudine senza posa. Negli ultimi tempi il tema della casa era diventato fisso, raccontano. Le scadenze, l’incertezza, l’idea di dover lasciare un luogo costruito nel tempo.
Gas, timori, responsabilità: il punto su un’indagine delicata
La fuga di gas rimane la dinamica più concreta dell’esplosione, ma il movente abitativo è il nodo. Episodio tecnico o disperazione? Calcolo o incidente? A questa domanda dovranno rispondere carabinieri e consulenti. Nel frattempo, l’edificio rimane a rischio, la strada chiusa, le famiglie sfollate, la cittadina sospesa.
La morte di Cianti non è solo tragedia privata: è il racconto brutale di quanto fragile possa diventare l’equilibrio di chi vive da solo e teme di perdere l’unica dimora che riconosce come propria. Una casa che a breve non sarebbe più stata sua e che, nella notte più buia di Natale in arrivo, è diventata fiamma, polvere, assenza.

