l nome del brigadiere capo Carlo Legrottaglie è ormai diventato simbolo di sacrificio e coraggio. L’uomo, a pochi giorni dal pensionamento, ha perso la vita nell’adempimento del suo dovere, ucciso a sangue freddo da un criminale in fuga. Ma chi sono i responsabili di questo efferato delitto che ha scosso l’opinione pubblica, mobilitato le istituzioni e fatto emergere nuovamente i rischi quotidiani affrontati dalle forze dell’ordine?
Dietro i colpi di pistola che hanno stroncato la vita del carabiniere si nascondono due storie molto diverse: quella di Michele Mastropietro, un pregiudicato con un passato criminale ben noto agli inquirenti, e quella di Camillo Giannattasio, apparentemente insospettabile e incensurato.
L’agguato mortale: l’inseguimento sfociato nella tragedia
Erano da poco passate le 7:00 del mattino di giovedì 12 giugno quando, lungo la strada che collega Francavilla Fontana a Grottaglie, nel brindisino, Carlo Legrottaglie e il suo collega hanno intercettato una Lancia Y sospetta, con a bordo due uomini. Alla richiesta di fermarsi, il veicolo ha accelerato tentando la fuga.
Ne è nato un inseguimento serrato che ha visto i due mezzi speronarsi più volte fino a deviare nella campagna circostante. I malviventi, bloccati, hanno abbandonato l’auto fuggendo a piedi. Legrottaglie, fedele al proprio giuramento, li ha inseguiti. È stato allora che il 59enne Michele Mastropietro, armato, ha aperto il fuoco, colpendo mortalmente il brigadiere capo.
Quell’ultimo giorno di lavoro prima della pensione si è trasformato in tragedia. Legrottaglie aveva davanti a sé il meritato riposo dopo anni di servizio. Ad attenderlo a casa, nella sua Ostuni, la moglie e due figlie gemelle di 15 anni. I sogni di una vita spezzati in pochi secondi.
La caccia all’uomo: la cattura dopo il conflitto a fuoco
Subito dopo l’omicidio è partita una massiccia caccia all’uomo che ha visto impegnate tutte le forze dell’ordine. Carabinieri e polizia, supportati da elicotteri e unità cinofile, hanno battuto palmo a palmo le campagne tra Brindisi e Taranto.
A distanza di poche ore, intorno a mezzogiorno, i due fuggitivi sono stati individuati all’interno di una masseria a Grottaglie. Lì hanno tentato un’ultima, disperata resistenza armata. Michele Mastropietro ha nuovamente aperto il fuoco, rimanendo questa volta ucciso nello scontro a fuoco. Il complice, Camillo Giannattasio, si è arreso ed è stato arrestato senza opporre resistenza.
Michele Mastropietro: il criminale recidivo dal passato violento
Michele Mastropietro, 59 anni, originario di Carosino, piccolo centro del tarantino, era tutt’altro che un volto sconosciuto alle forze dell’ordine. Il suo curriculum criminale parla di:
- Furti
- Rapine
- Associazione a delinquere
- Tentato omicidio
- Assalti a portavalori
Un passato segnato da arresti e processi, come quello avvenuto nel 2013, quando fu arrestato per un violento assalto armato a un furgone portavalori avvenuto a Monteiasi, sulla provinciale Taranto-Grottaglie.
Nonostante una vita trascorsa nella criminalità, Mastropietro non aveva mai smesso di frequentare ambienti malavitosi. Il giorno dell’omicidio si trovava a bordo della Lancia Y insieme a Giannattasio, armato e pronto a tutto pur di sfuggire alla legge.
Il prefetto di Brindisi, Luigi Carnevale, ha commentato duramente l’accaduto:
«Questi malviventi hanno agito in totale disprezzo della vita umana, pur non essendo coinvolti in un reato di grave entità al momento del controllo.»
Camillo Giannattasio: il complice incensurato
Molto diverso il profilo del secondo uomo coinvolto, Camillo Giannattasio, 57 anni, originario anche lui di Carosino. A differenza di Mastropietro, Giannattasio risultava incensurato e, almeno ufficialmente, estraneo a precedenti penali.
Nonostante l’assenza di precedenti, il suo ruolo complice nell’azione criminale di quella mattina è indubbio. Perché un uomo senza apparenti legami con il crimine abbia deciso di accompagnare un noto pregiudicato in una fuga armata rimane materia di indagine.
Le autorità stanno analizzando attentamente il suo passato per verificare eventuali collegamenti nascosti con il mondo criminale e chiarire il suo esatto coinvolgimento.
Il sacrificio di un servitore dello Stato: il cordoglio unanime
La morte di Carlo Legrottaglie ha scosso profondamente il Paese. Le parole pronunciate dal vicecomandante generale dei Carabinieri, Marco Minicucci, riassumono il sentimento collettivo:
«Un servitore dello Stato che, a pochi giorni dalla pensione, non ha esitato a fare il proprio dovere fino alla fine.»
Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha espresso la propria commossa partecipazione al dolore dei familiari e dei colleghi. Anche la premier Giorgia Meloni ha definito l’accaduto come:
«Un’efferata violenza contro un uomo in divisa.»
Le più alte cariche dello Stato e tutto l’arco parlamentare si sono stretti attorno alla famiglia e all’Arma, sottolineando ancora una volta la necessità di rafforzare la sicurezza e le dotazioni operative delle forze dell’ordine.
L’allarme dei sindacati e le richieste di potenziamento
Dopo la tragedia, il sindacato dei militari Unarma ha denunciato le criticità operative che espongono quotidianamente i militari a pericoli altissimi:
«Non è accettabile che su interventi così pericolosi venga inviata una sola pattuglia.»
Anche il vicepresidente della Commissione Antimafia, Mauro D’Attis (FI), ha richiesto un potenziamento immediato degli organici e dei mezzi a disposizione delle forze dell’ordine in Puglia.
Il comitato per la sicurezza pubblica di Brindisi si è già riunito per pianificare interventi concreti che possano evitare che simili tragedie si ripetano.
La camera ardente e i funerali
Per Carlo Legrottaglie è stata allestita la camera ardente presso la chiesa dei Cappuccini a Ostuni. L’ultimo saluto avverrà sabato nella chiesa di Santa Maria Madre, sempre nella sua città natale. “A chi si chiede perché fosse di pattuglia nell’ultimo giorno di servizio rispondo che papà ha fatto il suo dovere fino all’ultimo. Non è morto invano” – ha scritto la figlia 14enne.
Un’intera comunità si stringe al dolore della moglie e delle due figlie. Commovente il messaggio che le ragazze hanno dedicato al padre sui social:
«Ti amerò per sempre papà. Questo non sarà mai un addio.»
Le indagini ancora in corso: i punti da chiarire
Sebbene i due responsabili materiali siano stati identificati e neutralizzati, restano ancora numerosi dettagli da chiarire:
- Qual era lo scopo esatto della loro presenza su quella strada?
- Erano intenti a pianificare un nuovo colpo?
- Quali legami univano Mastropietro e Giannattasio?
- Possibili ulteriori complici?
Gli inquirenti non escludono che dietro l’accaduto possa celarsi una rete criminale più vasta, con connessioni che travalicano i confini provinciali.
Un destino spezzato all’ultimo giorno di servizio
Ciò che rende ancora più struggente questa vicenda è il tempismo drammatico. Carlo Legrottaglie si apprestava a concludere la sua carriera dopo oltre 30 anni di onorato servizio. Ironia del destino, il suo ultimo turno è diventato il giorno in cui ha pagato con la vita il giuramento prestato all’Arma.
Un collega lo ha ricordato così:
«Carlo era un uomo buono, sempre disponibile, appassionato del suo lavoro fino all’ultimo minuto.»
La comunità di Ostuni non dimenticherà il suo sacrificio. In molti chiedono ora che la sua memoria venga onorata anche intitolando una caserma o un presidio dell’Arma al suo nome.