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Andrea Sempio a Porta a Porta: “Ho molti dubbi che l’impronta 33 sia mia”

Nel nuovo capitolo dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, Andrea Sempio torna al centro dei riflettori. A Porta a Porta commenta la famigerata impronta 33 trovata sul muro della cantina della villetta di via Pascoli.
«Ho molti dubbi che sia attribuibile a me. L’abbiamo fatta controllare più volte. Anche se fosse mia, non mi stupirebbe: non andavo spesso in cantina, ma qualche volta ci sono stato».
Un passaggio decisivo, perché proprio quell’impronta è uno dei pilastri su cui poggia la nuova indagine.

Le telefonate sul numero fisso dei Poggi: “Errore, poi cercavo Marco”

Altro punto chiave: le telefonate ritenute sospette risalenti alla settimana precedente al delitto.
Sempio spiega:
«La chiamata da due secondi è un errore. Poi ho richiamato per cercare Marco Poggi, ma non c’era. Ho riprovato, senza risposta. Il giorno dopo ho chiamato di nuovo, consapevolmente, per sapere quando sarebbe tornato. E lì è finita».
Secondo lui, non c’è nulla di anomalo:
«Quello che ho fatto io l’ha fatto anche un amico di Giuseppe Poggi».

Lo scontrino “alibi”: “Non ero l’unico, altri hanno portato documenti”

Sempio torna anche sul celebre scontrino che all’epoca contribuì alla sua archiviazione:
«Non sono l’unico ad aver portato qualcosa. C’è chi ha mostrato il passaporto, chi le timbrature del lavoro, chi i movimenti del bancomat».
Un modo per dire: non era un caso isolato, ma una prassi in quelle ore convulse.

“Vivo come ai domiciliari”: la vita di oggi nella cameretta a 40 anni

La parte più umana dell’intervista arriva quando Sempio descrive il suo presente:
«Sogno l’oblio. Tornare alla normalità. Ma non so se sarà possibile».
Poi la frase che spiazza tutti:
«Sono tornato a vivere nella cameretta in cui stavo da ragazzo. A quasi 40 anni sono chiuso lì. È come essere agli arresti domiciliari».
Dice di non temere le persone, ma il clamore mediatico:
«Io non ho nulla per cui nascondermi. Ma avere gli occhi addosso è un peso enorme».

Spese legali e presunta corruzione: “Quei 20-30 euro erano solo un appunto di mio padre”

Sempio chiarisce anche un altro punto emerso nel nuovo fascicolo: l’appunto con scritto “20-30 euro”, ritenuto sospetto dagli inquirenti.
«Era un promemoria di mio padre sul costo per ritirare le carte dell’archiviazione. In casa hanno trovato anche l’elenco vero delle spese, in migliaia di euro. Tutto agli investigatori».

Le domande “note in anticipo”: “Erano già state dette in TV e sui giornali”

Sempio nega ogni passaggio di informazioni:
«Non c’è stata alcuna anticipazione. Quelle domande erano già circolate ovunque. Le avevo già sentite e già risposto in interviste».

Sempio su Alberto Stasi: “Le sentenze parlano chiaro”

Il momento più forte riguarda il giudizio su Alberto Stasi, condannato definitivamente.
«Ad oggi il colpevole è Stasi. Non ho motivo di pensare il contrario», dice senza esitazione.
Una frase destinata a riaprire discussioni e reazioni.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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