A Genova aperta un’inchiesta dopo una cena con foto bollenti e sospetta droga
La Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per revenge porn nei confronti di un notaio, accusato di aver diffuso immagini intime scattate durante una cena privata, consumata tra effusioni, presunta droga e sesso di gruppo. A dare avvio alle indagini è stata una delle donne presenti alla serata, che ha scoperto l’esistenza di quelle foto solo due giorni dopo, quando alcune di esse sono iniziate a circolare in diverse chat WhatsApp.
La serata a Bogliasco e le effusioni immortalate
L’episodio risale all’inizio di giugno. La donna — oggi vittima e querelante — partecipa a una cena nel ristorante di Bogliasco, insieme a un medico e a un notaio. Alla chiusura del locale, alla comitiva si uniscono anche il proprietario del ristorante e una cameriera, sua compagna.
Secondo quanto ricostruito, dopo il pasto la serata si trasforma in qualcosa di molto più intimo. Le bottiglie continuano a essere stappate a porte chiuse, fino a quando le effusioni iniziano a coinvolgere tutto il gruppo. Gli scatti di quei momenti — in cui la donna si ritrova tra le braccia della cameriera, prima dell’arrivo degli altri tre uomini — vengono immortalati dal notaio con il suo telefono.
Le immagini iniziano a circolare
Due giorni dopo, l’inizio dell’incubo. La donna si reca nello studio del medico per un’ecografia programmata da tempo e viene informata della presenza di alcune immagini sul telefono dell’amico. Ma non è tutto: foto ben più esplicite, evidentemente girate dal notaio, iniziano a circolare su WhatsApp.
Allarmata, la donna contatta il professionista, che ammette di aver inoltrato le immagini a un collega, invitandola a un incontro per “chiarire”. Ma la donna, spaventata e già decisa a procedere legalmente, non si presenta. Si rivolge invece al proprio avvocato, Salvatore Calandra, con il quale deposita una querela in Procura.
Le indagini e la posizione del notaio
Il fascicolo è finito sulla scrivania della pm Daniela Pischetola, che ha aperto formalmente un’indagine per vendetta porno, reato punibile con una pena da 1 a 6 anni di reclusione. L’aliquota della Polizia di Stato ha iniziato a sentire tutti i protagonisti della serata, inclusi il medico, il proprietario del locale e la cameriera.
Dalle prime verifiche, è emersa anche la possibile presenza di sostanze stupefacenti, utilizzate presumibilmente per uso personale nel corso della serata. Un dettaglio che potrebbe aprire ulteriori accertamenti.
Una querela per fermare l’umiliazione
La donna ha deciso di denunciare il fatto “perché nessuno si trovi più nella mia situazione”, ha dichiarato al suo legale. La sua preoccupazione non è solo legata alla privacy violata, ma anche alla diffusione incontrollata di materiale che potrebbe avere gravi ripercussioni personali e professionali.
Il precedente giuridico
In Italia il reato di revenge porn (art. 612-ter c.p.) è stato introdotto nel 2019 e prevede pene severe per chi diffonde contenuti sessualmente espliciti senza il consenso della persona ritratta. Nel caso in esame, l’elemento aggravante potrebbe essere rappresentato dalla posizione professionale del notaio, tenuto per legge al rispetto di rigidi codici deontologici.
Le indagini sono in corso. L’uomo è formalmente indagato, ma al momento non risultano ulteriori misure cautelari. La Procura sta acquisendo i dispositivi usati per la diffusione e valutando l’estensione della catena di inoltri.