Il mondo della televisione americana è scosso da una decisione che ha il sapore della censura politica. L’emittente ABC, controllata da Disney, ha annunciato la sospensione a tempo indeterminato del Jimmy Kimmel Live, lo storico late show condotto dal comico per oltre vent’anni. La mossa arriva dopo le battute pungenti di Kimmel sul caso Kirk, diventato terreno di scontro tra la Casa Bianca e i suoi critici.
L’interruzione del programma ha suscitato reazioni contrastanti: Donald Trump, che da sempre considera Kimmel un avversario, ha applaudito la decisione, chiedendo addirittura la chiusura di altri talk show ostili come quelli di Jimmy Fallon e Seth Meyers. Dall’altra parte, Hollywood e l’opposizione democratica gridano allo scandalo, denunciando una repressione del dissenso che rischia di trasformarsi in un precedente pericoloso.
Le parole di Kimmel sul caso Kirk
Il detonatore è arrivato lunedì sera, quando Kimmel ha commentato con toni satirici l’uccisione dell’attivista conservatore Charlie Kirk. “Abbiamo toccato nuovi minimi”, ha detto, accusando la galassia Maga di strumentalizzare la tragedia per fini politici. Ancora più pungente la battuta sul modo in cui Trump ha ricordato Kirk: “Così piange un bambino di quattro anni per il pesciolino rosso, non un adulto per un amico assassinato”.
Le frasi hanno scatenato l’ira del presidente e del suo entourage. Brendan Carr, capo della Federal Communications Commission (Fcc) e fedelissimo di Trump, ha minacciato la revoca delle licenze tv a chi avesse continuato a trasmettere il programma.
Pressioni e sospetti di interferenze politiche
Sotto il peso delle pressioni, alcuni affiliati di ABC – come i colossi Nexstar Media Group e Sinclair – hanno annunciato di non voler più mandare in onda lo show. Ufficialmente, la motivazione è stata quella delle “affermazioni offensive e inaccettabili” di Kimmel. Ma dietro la scelta si intravedono interessi economici e timori regolatori: Nexstar è in attesa del via libera della Fcc per un’acquisizione miliardaria e non vuole inimicarsi l’amministrazione.
Il sospetto è che la sospensione dello show sia il “prezzo politico” da pagare per ottenere semaforo verde, come già accaduto in altre trattative tra network e Casa Bianca.
Trump: “Nessun talento, pessimi ascolti”
Il tycoon non ha perso tempo nel rivendicare la decisione. Su Truth Social ha ringraziato Disney e ABC “per aver fatto ciò che andava fatto”, attaccando Kimmel come “senza talento, con ascolti peggiori persino di Colbert”. In una conferenza con il premier britannico Keir Starmer ha rincarato la dose: “È stato licenziato non per quello che ha detto, ma perché non vale nulla”.
Non pago, Trump ha rilanciato chiedendo alla NBC di “liberarsi” anche di Jimmy Fallon e Seth Meyers, definendoli “due perdenti assoluti”.
‘Il 97% delle reti contro di me, penso che la licenza dovrebbe essere revocata’
Il presidente Usa minaccia la revoca delle licenze delle reti televisive che sono “contro di me”. “Ho letto da qualche parte che le reti sono al 97% contro di me… eppure ho vinto facilmente, tutti e 7 gli swing states” nel 2024. “Mi danno solo cattiva stampa. Eppure hanno una licenza”, ha aggiunto. “Penso che forse la loro licenza dovrebbe essere revocata”, ha aggiunto, precisando che la decisione “spetterà a Brendan Carr”, il presidente della Federal Communications Commission, suo stretto alleato.
Le reazioni: Hollywood in rivolta
Dall’altra parte, l’indignazione è forte. Attori, registi e produttori denunciano una grave minaccia alla libertà di espressione. Barack Obama ha parlato di una “cancel culture portata a un livello nuovo e pericoloso”, mentre l’anchor di destra Tucker Carlson – solitamente vicino a Trump – ha difeso Kimmel, accusando la Casa Bianca di calpestare il Primo Emendamento.
Il dibattito ha travalicato i confini televisivi, trasformandosi in un caso politico e culturale. In gioco non c’è solo la carriera di un comico, ma l’equilibrio tra potere politico e libertà mediatica in un’America già polarizzata.
Kimmel: “Furioso, addio ad ABC”
Secondo indiscrezioni, Kimmel sarebbe “furioso” con la rete e pronto a chiudere per sempre i rapporti con ABC. Si parla di una sua possibile ospitata al Late Show di Stephen Colbert – altro comico anti-Trump, già nel mirino – come atto di sfida.
Intanto, restano sospese le sorti di 200 lavoratori legati alla produzione del programma, un aspetto spesso trascurato ma che aggiunge drammaticità alla vicenda.
Un precedente pericoloso
La sospensione di Jimmy Kimmel Live non è solo l’ennesimo capitolo dello scontro personale tra un presidente e i suoi detrattori. È il segnale di quanto fragile sia diventata la libertà di parola in un’America divisa, dove satira e politica si intrecciano fino a confondersi.
La domanda che resta aperta è se la televisione americana riuscirà a resistere a questa pressione crescente o se, al contrario, i late show diventeranno un altro campo di battaglia in cui la satira non è più consentita.