La pensionata Leda Stupazzoni è ai domiciliari: per gli inquirenti non si tratta di un incidente domestico
La cronaca di Castel d’Aiano si colora di giallo con l’arresto di Leda Stupazzoni, 81 anni, accusata di aver ucciso il marito, Roberto Berti, della stessa età. La vicenda risale al 23 novembre dell’anno scorso, quando la donna aveva chiamato i soccorsi sostenendo che l’uomo fosse caduto dal tetto della loro abitazione nella frazione Razora. Una versione che fin da subito aveva destato sospetti negli investigatori, impegnati nei rilievi e negli accertamenti sul luogo del presunto incidente.
Sul corpo 40 ferite da taglio
Quando i carabinieri del nucleo investigativo di Bologna e della compagnia di Vergato erano giunti sul posto, avevano rilevato una serie di incongruenze nelle dichiarazioni di Stupazzoni. Sul corpo di Berti, che secondo la moglie era precipitato dal tetto, erano state riscontrate circa quaranta ferite da arma da taglio al capo e al collo, alcune profonde. Poco distante, due cocci di vaso intrisi di sangue sembravano indicare un’aggressione volontaria piuttosto che una caduta accidentale. Inoltre, due stivaletti della donna, trovati nel bagno, presentavano macchie di sangue, mentre la stessa indagata aveva una ferita alla mano destra compatibile con un oggetto irregolare.
Chi era Roberto Berti e come viveva la coppia?
Le indagini hanno progressivamente messo in luce tensioni tra i coniugi. Secondo i militari, Berti, privo di un braccio e in gran parte allettato, avrebbe avuto difficoltà a salire sul tetto, circostanza che rendeva poco plausibile la caduta descritta dalla moglie. La Procura di Bologna ha disposto l’autopsia sul corpo della vittima, confermando le lesioni compatibili con colpi inferti intenzionalmente. Gli inquirenti hanno così richiesto e ottenuto l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per Stupazzoni, che continua a sostenere la propria versione dei fatti.
Il caso ha suscitato grande attenzione anche per l’età avanzata della coppia e per la violenza insospettata in un contesto domestico isolato. L’Appennino bolognese, con le sue abitazioni distanti e difficilmente raggiungibili, ha reso gli accertamenti tecnici più complessi, ma la ricostruzione dei carabinieri appare oggi solida. Secondo il capitano Pietro Francesco Marra, comandante della Prima sezione del nucleo investigativo, l’episodio si colloca nell’ambito di dissidi familiari mai completamente emersi, con una dinamica compatibile con un omicidio volontario più che con un tragico incidente domestico.
Le prove raccolte dai carabinieri e l’autopsia
Le prossime mosse dell’inchiesta prevedono la conclusione delle perizie sugli oggetti ritrovati sul luogo del delitto e il confronto delle evidenze con le dichiarazioni della donna. L’avvocato Valentina Di Loreto, che difende Stupazzoni, potrà così preparare la difesa in vista dell’udienza preliminare, mentre la Procura continuerà a vagliare eventuali responsabilità accessorie e a chiarire se ci siano stati complici o negligenze che abbiano contribuito al decesso di Berti.

