Muhammed Kendirci e Habip AMuhammed Kendirci e Habip A

Muhammed Kendirci è morto dopo 15 giorni di agonia, dove il collega ha introdotto il compressore

Una tragedia di una violenza inaudita sconvolge il distretto di Bozova, nella provincia di Şanlıurfa, in Turchia. Muhammed Kendirci, appena quindicenne, è morto dopo quattro giorni di ricovero in terapia intensiva, a seguito delle devastanti ferite riportate quando un collega apprendista gli avrebbe introdotto aria compressa nell’ano con un compressore da lavoro.

L’incidente è avvenuto il 14 novembre all’interno della falegnameria dove il ragazzo lavorava come apprendista. Secondo quanto ricostruito, il collega Habip A. e un altro operaio avrebbero usato il compressore d’aria in un “gesto” che la procura considera un atto violento e intenzionalmente pericoloso, provocando a Muhammed gravi lesioni interne.

Il drammatico trasporto in ospedale e la lotta per la vita

Subito dopo l’accaduto, il quindicenne è stato portato d’urgenza all’ospedale statale di Bozova, ma la gravità dei danni interni ha richiesto il trasferimento all’ospedale universitario di Şanlıurfa Harran, dove è stato ricoverato in terapia intensiva.

Nonostante le cure e gli interventi dei medici, Muhammed Kendirci è deceduto dopo quattro giorni di agonia.

Il corpo del giovane è stato successivamente trasferito all’Istituto di Medicina Legale di Şanlıurfa per l’autopsia, prima di essere restituito alla famiglia e sepolto nel cimitero moderno di Bozova, dopo la preghiera funebre alla moschea Hacı Gülli Gül.

Alla cerimonia hanno partecipato la famiglia, parenti, compagni di scuola e il governatore distrettuale Reşit Özer Özdemir.

L’arresto dell’apprendista e la riapertura del caso

La vicenda ha assunto ulteriore risonanza dopo la gestione iniziale dell’inchiesta. Habip A., il principale sospettato, era stato arrestato subito dopo l’incidente, per poi essere rilasciato con obbligo di firma.

Il provvedimento aveva provocato indignazione sui social e nella comunità. Alla luce delle proteste e dell’opposizione formale della procura, il caso è stato riesaminato: il tribunale penale di pace ha disposto un nuovo arresto per il giovane apprendista, ora in custodia cautelare.

Le accuse di insabbiamento e la replica del Comune di Bozova

Nei giorni successivi alla tragedia, sui social sono circolate accuse secondo cui alcune figure locali, tra cui Suphi Aksoy, avrebbero tentato di interferire nell’inchiesta o proteggere i responsabili.

Il Comune di Bozova ha diffuso una nota molto dura, definendo tali affermazioni “calunnie e pettegolezzi” e dichiarando:

“Non sosterremmo mai chi ha commesso un atto simile. Chiediamo che chiunque sia coinvolto venga punito.”

Suphi Aksoy ha inoltre ricostruito i propri spostamenti, affermando di essere stato all’estero dal 12 al 19 novembre e rientrato in città solo il 20, negando qualunque coinvolgimento.

Nella nota, ha aggiunto:

“Non sono mai stato dalla parte di un tiranno e non lo sarò mai. Lascio ad Allah coloro che alimentano la calunnia approfittando di questo dolore.”

Una comunità sconvolta

Il caso ha sconvolto profondamente la comunità di Bozova e l’intera provincia di Şanlıurfa. La morte del giovane Muhammed ha riacceso il dibattito sulle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro, sul fenomeno degli apprendisti minorenni e sul clima di impunità che spesso circonda certi ambienti lavorativi.

Mentre la procura prosegue le indagini, la famiglia del ragazzo chiede giustizia per una tragedia considerata evitabile e che ha tolto la vita a un adolescente conosciuto e benvoluto da compagni e insegnanti.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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