L’inchiesta sul neonato trasferito in urgenza al Santobono apre inquietanti interrogativi
Il grido di allarme è scattato giovedì 5 giugno, quando il piccolo Pietro, appena nove mesi, è stato trasportato d’urgenza prima all’ospedale di Sapri, poi elitrasportato al Santobono di Napoli, specializzato in cure pediatriche. Era in coma profondo, disidratato, con ipotonia muscolare evidente. Le condizioni sono apparse subito disperate.
Al suo arrivo a Napoli, i medici si sono trovati davanti a un quadro clinico drammatico: un massiccio edema cerebrale, fratture craniche vicino alla regione auricolare posteriore, rottura del femore destro e soprattutto vecchie lesioni alle costole, compatibili con traumi pregressi.
Nel giro di poche ore sono stati effettuati due delicatissimi interventi neurochirurgici per ridurre la pressione intracranica. Nonostante l’azione tempestiva dei medici, la prognosi resta riservata. Le prossime ore saranno determinanti.
Le indagini: chi ha fatto del male a Pietro?
A lavorare sul caso sono i carabinieri della Compagnia di Sapri, sotto la direzione della Procura di Lagonegro. Il sospetto degli inquirenti è gravissimo: le lesioni, distribuite nel tempo, non sarebbero accidentali.
Sono stati ascoltati la madre del bambino, il suo attuale compagno e il padre biologico, per ricostruire gli ultimi giorni di vita del piccolo e accertare eventuali episodi di violenza domestica.
Secondo fonti investigative, la frattura del femore risalirebbe ad alcuni giorni fa, mentre i traumi cranici sembrerebbero recenti, probabilmente risalenti a poche ore prima del ricovero.
Il contesto familiare: una relazione interrotta e denunce pregresse
Il piccolo Pietro viveva con la madre, una 29enne originaria di Licusati (frazione di Camerota), e con il suo nuovo compagno. Il padre biologico, un panettiere residente a Sapri, è stato avvisato solo al momento del ricovero d’urgenza e si è precipitato in ospedale.
I rapporti tra i genitori del bambino non erano sereni: pare che nei mesi scorsi la madre abbia presentato denuncia per presunti maltrattamenti contro l’ex compagno. Un contesto, dunque, che potrebbe aver avuto risvolti violenti anche nei confronti del piccolo.
Segni trascurati, segnali inascoltati?
È lecito ora chiedersi: il bambino è mai stato visitato da pediatri, consultori, servizi sociali? Le lesioni pregresse indicano che qualcosa poteva forse essere colto prima.
Intanto, l’intera comunità del Cilento è sotto shock. A Villammare e Sapri si parla sottovoce, si spera in una svolta. Ma la domanda rimane: chi ha ridotto in quelle condizioni un bambino di nove mesi?