Il biologo adescato in rete, rapito e fatto a pezzi
Quattro cittadini colombiani sono stati raggiunti da provvedimenti restrittivi emessi dall’Autorità Giudiziaria del Dipartimento di Magdalena, in Colombia, in relazione all’omicidio del biologo italiano Alessandro Coatti, avvenuto lo scorso 6 aprile a Santa Marta. La notizia è stata diffusa dalla Procura di Roma, che ha avviato un fascicolo d’indagine sulla vicenda e sta seguendo il caso in coordinamento con le autorità locali.
Le misure cautelari rappresentano un primo importante passo nell’accertamento delle responsabilità per l’omicidio del 35enne ravennate, che si trovava nel Paese sudamericano per motivi personali e culturali.
Indagini complesse tra Italia e Colombia
Le attività investigative sono state condotte in sinergia tra la Procura Sezionale del Dipartimento di Magdalena, i Carabinieri del ROS, la Procura di Roma, e gli apparati di polizia colombiani, con il supporto del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e dell’Ambasciata d’Italia a Bogotà.
Le indagini hanno incluso interrogatori di testimoni, perquisizioni, e analisi tecniche su oggetti e dispositivi elettronici appartenuti alla vittima. Proprio i dispositivi informatici – tra cui probabilmente lo smartphone e il computer di Coatti – hanno fornito dati cruciali per ricostruire gli ultimi movimenti del giovane e i contorni dell’omicidio.
Grazie a questi elementi si è potuto risalire agli spostamenti effettuati da Coatti nella città di Santa Marta e raccogliere indizi determinanti per l’identificazione dei presunti autori del delitto.
L’appuntamento attraverso l’app Grindr
Gli inquirenti locali, alcuni giorni dopo l’omicidio, avevano individuato una donna trovata in possesso del cellulare di Coatti . Proprio l’individuazione del telefono ha permesso di ricostruire le ore precedenti la scomparsa del biologo. Coatti aveva concordato un appuntamento attraverso l’app Grindr, di uso comune nella comunità LGBTQ, ma spesso utilizzata come esca anche da bande alla ricerca di vittime per portare avanti rapimenti, furti ed estorsioni.
I messaggi alla famiglia e il luogo dell’omicidio
Dai riferimenti dell’autopsia è emerso inoltre, secondo i media colombiani, che il biologo italiano, prima di venire sequestrato e ucciso, sarebbe stato anche drogato. L’ipotesi principale degli investigatori è che la situazione sia poi “sfuggita di mano” ai rapitori e degenerata tragicamente nella morte del ricercatore, forse colpevole di aver visto il volto di uno dei suoi assalitori. Secondo quanto stabilito dagli esami forensi, Coatti è deceduto infatti per una serie di colpi inferti con oggetti contundenti e solo in un secondo momento il suo corpo è stato smembrato.
Pochi giorni prima di essere ucciso, il biologo originario di Ferrara aveva inviato messaggi rassicuranti alla famiglia. “Ciao mamma. Ho voglia di tornare. Ti voglio bene. Tanto tanto”, aveva scritto dalla Colombia. Gli investigatori colombiani sono inoltre riusciti a individuare il luogo dove sarebbe avvenuto l’omicidio. Si tratta di una casa abbandonata nel quartiere San José del Pando, nel centro della capitale del distretto di Magdalena, dove le autorità hanno trovato tracce di sangue ed altri indizi che confermerebbero trattarsi del luogo dove è stato fatto a pezzi il biologo.
Il commento dei familiari: “Speriamo si faccia giustizia”
Alla notizia degli arresti, i familiari di Alessandro Coatti hanno reagito con prudente cautela. Giovanni Coatti, zio paterno della vittima, ha dichiarato: “Ho saputo degli arresti questa mattina dai giornali. Non so se mio fratello è stato informato direttamente dalla Procura. Al momento non sappiamo nulla di più”.
Più fiduciosa, ma comunque addolorata, la cugina Daniela Coatti ha parlato ai microfoni della TGR Emilia-Romagna: “Speriamo che da tutto questo venga fuori la verità e che sia fatta giustizia. Alessandro amava la Colombia. Voleva conoscere quella cultura e, un giorno, magari andare a viverci”.
Un sogno spezzato nel cuore della Colombia
Alessandro Coatti, biologo originario di Ravenna, aveva deciso di intraprendere un viaggio in Colombia spinto da una forte curiosità verso la cultura latinoamericana. Secondo i familiari, non era la prima volta che visitava il Paese. Il suo sogno era trasferirsi stabilmente lì.
Il suo omicidio ha scosso profondamente la comunità ravennate e aperto interrogativi sulle condizioni di sicurezza per i cittadini italiani all’estero. Ora, con i primi arresti eseguiti, si apre un nuovo capitolo in attesa che la giustizia possa fare piena luce su quanto accaduto il 6 aprile.