Il ragazzo si è tolto la vita a 15 anni a Santi Cosma e Damiano, la Procura indaga per istigazione al suicidio
Aveva solo 15 anni Paolo Mendico, il ragazzo di Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, che si è tolto la vita pochi giorni fa. Una morte che ha gettato nello sconforto la famiglia, la scuola e l’intera comunità.
Secondo i genitori, Paolo era da tempo vittima di bullismo e derisioni: i compagni lo prendevano in giro per i capelli biondi, prima molto lunghi, chiamandolo “Paoletta” e “Nino D’Angelo”. Offese e soprannomi che, con il passare degli anni, sarebbero diventati un peso insostenibile per il giovane con la passione per la musica e che suonava batteria e chitarra.
Sui social è arrivato anche il messaggio del cantautore Nino D’Angelo, che si è detto profondamente addolorato: «Come si fa a trovare una spiegazione? Qual è stata la solitudine che ha confuso i pensieri di questo ragazzino? Perdonaci Paolo se non abbiamo saputo aiutarti, e scusami se ti hanno dato il mio nome».
Le accuse dei genitori: «Un perseguitato, siamo stati inascoltati»
Il dolore dei genitori, Giuseppe Mendico e Simonetta La Marra, è straziante. Intervistati da Repubblica, hanno raccontato anni di segnalazioni rimaste senza risposta: «È stato un perseguitato – spiega la madre – abbiamo sempre denunciato tutto alla scuola ma siamo rimasti inascoltati».
La donna ricorda episodi di violenza fisica e verbale fin dalle elementari: «Quante volte l’ho visto piangere. Alle elementari le aggressioni dei compagni, alle medie gli insulti, e poi i primi giorni di superiori in cui veniva chiamato Paoletta o femminuccia».
Paolo frequentava l’Istituto tecnico Pacinotti di Fondi, sede distaccata, dove avrebbe dovuto iniziare il secondo anno. «Lo aspettavano in bagno per prenderlo di mira. Prima era uno, poi sono diventati di più», ha raccontato la madre.
L’inchiesta della Procura e le verifiche sulla scuola
La Procura di Cassino, guidata dal procuratore Carlo Fucci, ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, trasmettendo gli atti anche alla Procura dei Minori. Gli inquirenti vogliono capire se e quanto i compagni di scuola abbiano influito sulla decisione del ragazzo e soprattutto se le segnalazioni fatte dalla famiglia siano state effettivamente prese in carico.
Si indaga anche sul ruolo della scuola: è stato chiesto se sia stato attivato il protocollo anti-bullismo, se siano stati coinvolti i Servizi Sociali e se sia stata fornita un’adeguata assistenza psicologica. Verranno inoltre analizzati computer, smartphone e supporti digitali del ragazzo, per ricostruire eventuali messaggi denigratori ricevuti nei giorni precedenti la tragedia.
La difesa della dirigente scolastica
La dirigente scolastica Gina Antonetti respinge le accuse: «Per noi è motivo di dolore, ma anche ingiusto ciò che viene detto. Paolo si recava regolarmente allo sportello di ascolto, e la psicologa non ha mai rilevato situazioni tali da far scattare un protocollo d’emergenza. Non è mai arrivata una denuncia formale da parte della famiglia né richieste di colloquio».
Antonetti sottolinea che «la classe era caotica e complessa, ma non sono mai emersi atteggiamenti di bullismo tali da far scattare interventi disciplinari». Ai funerali del ragazzo hanno partecipato l’intera classe e numerosi docenti, «tutti sconvolti per la sua perdita».
L’intervento del ministro Valditara
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha telefonato personalmente al padre di Paolo Mendico per esprimere la propria vicinanza. Ha inoltre disposto ispezioni nelle due scuole frequentate dal ragazzo, le medie e le superiori, per verificare se la legge contro il bullismo sia stata rispettata.
«Abbiamo previsto l’obbligo per i dirigenti scolastici di chiamare i genitori dei ragazzi coinvolti in episodi di bullismo e attivare attività educative necessarie. Nei casi più gravi è prevista la denuncia alle autorità», ha ricordato il ministro.
Il vuoto lasciato da Paolo
Al dolore dei genitori e dei compagni si aggiunge lo strazio della comunità locale. In paese tutti ricordano Paolo come un ragazzo sensibile e riservato, che amava la musica e i videogiochi. «Era fragile ma coraggioso – racconta un vicino di casa – e nonostante le prese in giro, non aveva mai smesso di essere se stesso».
La tragedia di Paolo Mendico solleva ancora una volta il tema, mai risolto, della lotta al bullismo e al cyberbullismo. Un fenomeno che continua a mietere vittime tra i più giovani, lasciando famiglie e comunità nel dolore e nel senso di colpa.