Giuseppe Monfreda e AgataGiuseppe Monfreda e Agata

Il ritrovamento che ha scosso la comunità

Un odore forte, insopportabile, ha allertato i vicini di casa. È stato questo segnale, apparentemente banale ma rivelatore, a portare alla scoperta di una vicenda che ha sconvolto l’intera cittadina di Sparanise, in provincia di Caserta. All’interno di un appartamento di via Giuseppe Ragozzino i carabinieri hanno trovato il corpo senza vita di Giuseppe Monfreda, 76 anni, in avanzato stato di decomposizione. L’uomo, conosciuto da tutti come Peppino, giaceva su un divano da quasi un mese.

Accanto a lui, immobile, la moglie Agata, 46 anni, di origini polacche, che non aveva mai lasciato quel corpo. Denutrita, in evidente stato confusionale, continuava a ripetere: «Spero che si svegli».


Una veglia durata settimane

Secondo i primi rilievi, Giuseppe Monfreda sarebbe morto circa trenta giorni prima del ritrovamento. Durante tutto questo tempo, Agata avrebbe continuato a vegliare il corpo del marito, come se fosse in attesa di un risveglio impossibile. Non avrebbe mai chiesto aiuto, né informato i vicini, limitandosi a rimanere accanto a quell’uomo con cui aveva condiviso 24 anni di vita.

Quando i militari sono entrati nell’appartamento, la donna è apparsa in condizioni fisiche precarie, quasi denutrita, incapace di fornire spiegazioni chiare sulla morte del marito. Davanti agli inquirenti è rimasta in silenzio, pronunciando solo frasi confuse.

La tragedia si è consumata in un'abitazione di via Giuseppe Ragozzino, a Sparanise
La tragedia si è consumata in un’abitazione di via Giuseppe Ragozzino, a Sparanise

Chi era Giuseppe Monfreda

Monfreda era un ferroviere in pensione, molto conosciuto a Sparanise per la sua lunga carriera presso la stazione ferroviaria. Amato e stimato da colleghi e amici, conduceva una vita semplice e legata alle abitudini quotidiane. Con la moglie era solito frequentare la piazza principale del paese: caffè al bar, passeggiate, momenti di socialità che negli ultimi tempi erano però diventati più rari a causa dei problemi di salute dell’uomo.

Secondo i vicini, Peppino aveva già sofferto di un ictus e necessitava di cure e attenzioni costanti. Proprio in quel contesto Agata era sempre accanto a lui, assistendolo e accompagnandolo nelle piccole uscite.


L’amore tra Agata e Peppino

La loro storia aveva radici profonde. Agata aveva conosciuto Giuseppe Monfreda quando aveva appena 22 anni, arrivata dalla Polonia per lavorare come badante. Da quel rapporto di cura era nata una relazione che si era trasformata in un legame sentimentale durato oltre due decenni.

Chi li conosceva racconta di una coppia unita, nonostante le difficoltà, e di una donna che non stava con lui per interesse economico. «È una ragazza dolcissima e umile», hanno raccontato alcuni residenti. «A San Valentino arrivava sempre con un regalo per Peppiniello suo».


Le indagini della Procura

Sulla vicenda indaga la Procura di Santa Maria Capua Vetere. Al momento non ci sono indizi che facciano pensare a una morte violenta, ma sarà l’autopsia sul corpo di Monfreda a stabilire con certezza le cause del decesso. L’appartamento non è stato posto sotto sequestro e Agata, nonostante lo stato di choc, è rimasta nella casa in attesa degli esiti medico-legali.

Se verrà confermata la natura naturale della morte, i funerali del 76enne saranno celebrati giovedì 11 settembre a Sparanise.


Il dolore e lo sgomento del paese

L’intera comunità di Sparanise è rimasta scossa dalla vicenda. In paese si fatica a comprendere come la donna abbia potuto resistere per settimane in quelle condizioni, rifiutando di accettare la morte del marito. Molti parlano di una scelta dettata da un amore assoluto, altri di una reazione frutto di fragilità psicologica.

«Pensavo fossero andati in Polonia», ha detto un vicino, ricordando le ultime settimane in cui non li aveva più visti in giro. Un altro ha confessato: «Credevo fossero morti entrambi. Poi l’odore mi ha fatto capire che c’era qualcosa che non andava».


Una storia di amore e riservatezza

Quella di Agata e Peppino è una storia che intreccia amore, dedizione e solitudine. Una donna che ha scelto di non abbandonare il compagno neppure di fronte all’evidenza della morte, incapace di lasciarlo andare. Un gesto che ha colpito profondamente l’opinione pubblica e che pone interrogativi sul dolore silenzioso che può consumarsi tra le mura domestiche, lontano dagli sguardi esterni.

A Sparanise, intanto, tutti attendono l’ultimo saluto a Giuseppe Monfreda. E in molti sono convinti che, in un certo senso, Agata abbia voluto accompagnarlo fino alla fine, senza mai abbandonarlo, restando al suo fianco anche dopo la morte.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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