La madre di Saman Abbas arrestata in PakistanSaman Abbas con la madre

Il ruolo dei familiari di Saman nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Appello

Il caso di Saman Abbas continua a scuotere l’opinione pubblica. Nelle motivazioni della sentenza, la Corte d’Assise d’Appello di Bologna ha ricostruito con il ruolo dei familiari nella tragica vicenda, confermando la natura premeditata dell’omicidio.

Secondo i giudici, la giovane 18enne pachistana è stata uccisa perché aveva scelto di vivere in autonomia, lontana dalle rigide regole imposte dalla famiglia. Una decisione considerata intollerabile dal clan Abbas.

I genitori non esecutori materiali

Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, genitori della ragazza, hanno accompagnato la figlia la notte del 30 aprile 2021 fino al luogo dell’esecuzione. Tuttavia, la Corte ha ritenuto che non siano stati loro a compiere materialmente l’omicidio.

La madre, in particolare, è stata ripresa dalle telecamere mentre spariva e riappariva dopo soli 53 secondi: un tempo troppo breve per uccidere. A colpire Saman, secondo la ricostruzione, sarebbero stati lo zio Danish Hasnain e i cugini Noman Hulaq e Ikram Ijaz.

Il ruolo dei cugini

I due cugini, assolti in primo grado e condannati all’ergastolo in appello, avrebbero fornito un contributo decisivo. Con la loro presenza avrebbero reso possibile l’azione omicida, partecipando all’agguato e alla successiva sepoltura della ragazza.

Gli inquirenti hanno rinvenuto tracce genetiche di Ijaz sugli indumenti dello zio, oltre alle pale utilizzate per scavare la fossa dove il corpo di Saman è stato ritrovato un anno e mezzo dopo.

Una decisione “lucida e programmata”

La Corte ha parlato di un delitto pianificato con fredda lucidità. “La determinazione omicida è stata assunta – scrivono i giudici – dopo aver appreso definitivamente della volontà di Saman di vivere libera, in contrasto con i valori etici e religiosi della famiglia”.

Un delitto d’onore, dunque, in cui la cultura patriarcale si è trasformata in violenza cieca.

Le fughe e i silenzi

Un altro elemento chiave della sentenza è la fuga dei parenti all’estero subito dopo l’omicidio, quando ancora ufficialmente non si sapeva nulla. Un comportamento che per i giudici conferma la consapevolezza e il coinvolgimento diretto.

Il fratello di Saman, testimone dell’accaduto, ha fornito dichiarazioni ritenute attendibili e coerenti, collocando i familiari sul luogo del delitto.

Un simbolo di libertà spezzata

Il caso di Saman Abbas non è solo una vicenda giudiziaria, ma un dramma sociale che ha aperto un dibattito sulla condizione delle giovani donne cresciute in famiglie che non accettano scelte autonome.

Saman, con il suo desiderio di libertà, rappresentava la speranza di una nuova vita. La sua morte ha invece messo in luce il conflitto tra tradizione e modernità, tra patriarcato e emancipazione.

Le condanne

La Corte d’Appello di Bologna ha condannato all’ergastolo i genitori di Saman e i due cugini, mentre allo zio Danish Hasnain sono stati inflitti 22 anni di reclusione.

Una sentenza che segna un passaggio decisivo nella lunga battaglia giudiziaria, ma che non potrà restituire la vita a una ragazza che voleva semplicemente essere libera.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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