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Uccise rapinatori a Grinzane, gioielliere condannato a 17 anni ed a 480mila euro di provvisionale

È una condanna su cui qualcuno discute i limiti della legittima difesa quella che i giudici di Asti hanno inflitto a Mario Roggero, 68 anni, cuneese di La Morra.

Mario Roggero condannato a 17 anni dai giudici del Tribunale di Asti e al pagamento di 480mila euro di provvisionale

Dal 1980 titolare di una nota gioielleria nella vicina Grinzane Cavour, la Corte d’assise gli ha dato in primo grado 17 anni di carcere: tre in più di quelli che aveva chiesto il pm Davide Greco, al termine di una requisitoria per il duplice omicidio, del 28 aprile 2021, dei rapinatori, Giuseppe Mazzarino e Andrea Spinelli, che avevano fatto irruzione nel negozio e per il tentato omicidio di un terzo, Alessandro Modica. Mario Roggero, inoltre, dovrà pagare 480mila euro di provvisionale, immediatamente esecutiva, alle parti civili costituite nel processo (i familiari).

Cuneo, il gioielliere di Grinzane indagato di omicidio colposo ed eccesso di legittima difesa

Solidarietà al gioielliere è arrivata da alcuni politici, della Lega e di Italia Viva, primo fra tutti il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. “Dopo una vita di impegno e di sacrifici, ha difeso la propria vita e il proprio lavoro. A meritare il carcere dovrebbero essere altri, veri delinquenti” ha scritto sui social. “Un giustiziere privato, impulsivo, irascibile”, lo aveva definito il procuratore, citando il precedente del 2005, una condanna per minaccia con la pistola al fidanzato di una delle figlie.

Solidarietà al gioielliere da Italia Viva e Salvini: ‘Altri meritavano il carcere’

Episodio che l’accusa ha enfatizzato, così come invece la difesa ha fatto per la rapina del 2015, conclusa con un pestaggio e con la cattura dei responsabili. “Uno spartiacque nella vita psichica di Roggero” – secondo l’avvocato Dario Bolognesi. Per la difesa era invocabile la legittima difesa putativa: Roggero avrebbe sparato perché convinto che i banditi fossero saliti in macchina trascinando sua moglie con loro. Illogico, ha ribattuto il procuratore: “Chi sparerebbe dove pensava che si trovasse l’ostaggio?”.

E il gioielliere stesso aveva poi aggiunto di fronte ali filmati delle telecamere: “Le ero passato di fianco con la pistola in mano, senza vederla. Ancora adesso sono rimasto stupito quando ho visto i filmati, non ho quel fotogramma in testa”.

Fin dall’inizio è stato un caso mediatico, con l’accusato che non si è mai sottratto a interviste e che ha sempre rivendicato la legittimità della sua azione: “Non provo niente. Mi spiace sia successo, ma o io o loro” aveva dichiarato subito dopo la sparatoria. Nella prima fase delle indagini aveva anche sostenuto di avere iniziato a sparare quando si trovava ancora nel retrobottega: versione che sarebbe stata smentita dai filmati.

Non riconosciuta la legittima difesa putativa, Roggero dopo la sentenza: ‘Ognuno ha il proprio destino’

Nel processo si è discusso anche il suo stato mentale: tre periti su cinque, i due della difesa, ma anche lo psichiatra nominato dalla procura, gli riconoscevano la parziale incapacità di intendere. Non così i due consulenti nominati dal tribunale, alle cui conclusioni si è appellato il pubblico ministero. Anche dopo la lettura della sentenza Roggero si è concesso ai microfoni: “Ognuno ha il proprio destino, loro hanno avuto il loro”.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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