Dopo sei anni, la difesa di Bossetti ottiene i dati genetici
A quasi 15 anni dal delitto di Yara Gambirasio, si apre un nuovo capitolo giudiziario per Massimo Bossetti. Il Tribunale di Bergamo ha autorizzato l’accesso della difesa ai profili genetici di circa 25mila campioni raccolti durante l’indagine e alle immagini ad alta definizione degli indumenti della vittima. Un passaggio decisivo che potrebbe preludere a una richiesta di revisione del processo.
La decisione del Tribunale
Il provvedimento, firmato il 17 giugno scorso, rende finalmente esecutivo quanto stabilito già nel 2019 dalla Corte d’Assise. I difensori Claudio Salvagni e Paolo Camporini avranno ora accesso a materiali finora mai resi disponibili, che il Tribunale stesso definisce “di potenziale novità probatoria”.
Cosa potrà analizzare la difesa
In particolare, verranno consegnate copie digitali ad alta risoluzione di tutti i reperti fotografati dal RIS di Parma, oltre a tutti i tracciati elettroferografici relativi alla vittima e agli altri soggetti testati durante le indagini. Saranno inclusi anche i dati delle caratterizzazioni genetiche effettuate su supporti cartacei e digitali.
Tra i materiali di maggiore interesse, vi sono gli slip di Yara dove fu trovata la traccia di DNA mista — considerata la “prova regina” contro Bossetti — ma anche i leggings e il giubbotto che indossava il giorno della scomparsa.
Obiettivo: scardinare la prova regina
Il genetista Marzio Capra, nominato dalla difesa (già consulente nel caso Poggi), analizzerà in particolare gli elettroferogrammi. Secondo gli avvocati, questi grafici potrebbero rivelare anomalie nei picchi genetici o errori di interpretazione, mettendo in discussione la corrispondenza con Bossetti.
Da sempre, la difesa contesta l’identificazione di Ignoto 1, ricordando che il DNA mitocondriale non coincide con quello dell’imputato. “Su quella prova è stato chiesto un atto di fede”, ha ribadito Salvagni.
Il primo passo verso la revisione?
Bossetti, condannato all’ergastolo, si trova in carcere dal 2014. Dopo sei anni di battaglie legali, la sua difesa intravede ora uno spiraglio: “Abbiamo finalmente accesso ai dati – dichiara Salvagni – ora potremo lavorare su elementi concreti per chiedere la revisione”.