Oltre 800 morti per il violento terremoto in AfghanistanOltre 800 morti per il violento terremoto in Afghanistan

Una notte di paura in Afghanistan orientale

Un terremoto di magnitudo 6.0 ha sconvolto l’Afghanistan orientale, colpendo in particolare la provincia montuosa di Kunar. Secondo le autorità locali, il bilancio è drammatico: almeno 800 morti e più di 3.000 feriti. Il sisma, registrato poco prima della mezzanotte a una profondità di 10 chilometri, ha devastato interi villaggi costruiti con case di fango e pietra, rendendo difficile il lavoro dei soccorritori.

Le province più colpite sono Kunar, Nangarhar e Laghman, mentre scosse sono state avvertite anche in Pakistan e India. Secondo l’US Geological Survey (USGS), oltre 1,2 milioni di persone hanno percepito vibrazioni forti o molto forti.


Il bilancio delle vittime continua a salire

Nella sola provincia di Kunar si contano 610 vittime e 1.300 feriti, con almeno tre villaggi completamente rasi al suolo. In Nangarhar il sisma ha provocato altre 12 vittime e 255 feriti. Le autorità temono che il numero dei morti possa aumentare ulteriormente con l’arrivo di nuove segnalazioni dalle zone più isolate, difficili da raggiungere per via di frane e strade interrotte.

Le squadre di soccorso stanno incontrando enormi difficoltà nell’accedere ai villaggi montani, aggravate dalle scosse di assestamento che continuano a colpire la regione.


Il racconto dei sopravvissuti

Tra le testimonianze più drammatiche c’è quella di Azam (nome di fantasia), un medico di 52 anni residente a Kunar. «Era circa mezzanotte quando abbiamo sentito il sisma, le scosse erano talmente forti che non riuscivamo nemmeno ad aprire la porta. Una parete crollata ci ha permesso di uscire. Fortunatamente i bambini non erano in casa, altrimenti non so se saremmo riusciti a salvarli», ha raccontato.

Molti superstiti sono rimasti senza casa, senza beni personali e in condizioni precarie, mentre continuano a vivere nella paura delle repliche sismiche.


Soccorsi difficili e villaggi isolati

Le operazioni di soccorso sono complicate dalle condizioni geografiche della zona. Le strade principali sono bloccate da frane e la comunicazione con alcuni villaggi è completamente interrotta. L’Autorità talebana per la gestione dei disastri ha riferito che il sisma ha devastato le province di Tehpur, Manoki, Jaba Valley, Sokhi e Nurghul.

Gli ospedali locali sono sovraffollati e mancano attrezzature mediche. Molti feriti vengono curati all’aperto o trasportati in città vicine, mentre il bilancio delle vittime è destinato a crescere.


L’intervento delle organizzazioni umanitarie

Save the Children ha annunciato l’invio immediato di squadre mediche nei distretti più colpiti, sottolineando che tra le vittime e i feriti ci sono moltissimi bambini. L’organizzazione ha ribadito che ci vorrà tempo per comprendere la reale entità della devastazione, poiché le aree montuose restano in gran parte isolate.

Anche Emergency ha confermato che i propri ospedali in Afghanistan sono pienamente operativi e stanno accogliendo centinaia di feriti.


La Farnesina e la situazione degli italiani

Secondo fonti della Farnesina, sono 35 gli italiani registrati in Afghanistan presso l’Unità di crisi, tra cui alcuni operatori umanitari. Al momento non risultano connazionali coinvolti nelle aree colpite dal terremoto. È in corso il coordinamento locale con le autorità de facto per organizzare i soccorsi e agevolare il trasporto dei feriti.


L’Afghanistan, terra fragile ai terremoti

L’Afghanistan è particolarmente vulnerabile ai terremoti, soprattutto nella regione montuosa dell’Hindu Kush, dove si incontrano diverse faglie geologiche. Solo lo scorso anno, una serie di scosse nell’ovest del Paese ha provocato oltre mille vittime.

Gli esperti ricordano che la fragilità delle abitazioni, spesso costruite con materiali non resistenti, aumenta in maniera drammatica il rischio di vittime durante eventi sismici.


Una tragedia che richiama l’attenzione internazionale

Il terremoto in Afghanistan rappresenta l’ennesima tragedia umanitaria che colpisce una popolazione già provata da anni di conflitti, povertà e crisi politica. Le organizzazioni internazionali chiedono un intervento rapido e coordinato per garantire aiuti immediati, cure sanitarie e assistenza logistica.

La comunità internazionale osserva con apprensione l’evolversi della situazione, mentre il numero delle vittime continua purtroppo a salire.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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