Chi era Diane Keaton? Dalla ribelle di Hollywood alla musa di Woody Allen”
Hollywood piange una delle sue stelle più autentiche e anticonformiste. Diane Keaton, premio Oscar nel 1978 per Io e Annie, è morta in California all’età di 79 anni. La notizia è stata diffusa da People Magazine, che non ha fornito ulteriori dettagli sulle cause del decesso. Con lei scompare non solo una straordinaria interprete, ma una donna che ha saputo ridefinire il concetto stesso di femminilità sul grande schermo, fondendo intelligenza, ironia e un fascino fuori dagli schemi.
Nata a Los Angeles il 5 gennaio 1946 come Diane Hall, l’attrice scelse il cognome Keaton, appartenente alla madre, per distinguersi nell’ambiente teatrale e cinematografico. Dopo gli studi al Neighborhood Playhouse di New York, esordì a Broadway nel musical Hair (1968). Da lì iniziò una carriera straordinaria, destinata a imprimere un segno indelebile nella storia del cinema mondiale. “Una delle più grandi attrici cinematografiche di sempre. Un’icona di stile, umorismo e comicità. Geniale. Che persona” – il commento dell’attore statunitense Ben Stiller.
“Diane Keaton e Il Padrino: l’inizio di una leggenda”
Il successo arrivò nel 1972, quando Francis Ford Coppola la scelse per interpretare Kay Adams, la riservata ma determinante moglie di Michael Corleone (Al Pacino) ne Il Padrino. Un ruolo che Keaton riprese in Il Padrino – Parte II (1974) e in Il Padrino – Parte III (1990), diventando testimone silenziosa dell’ascesa e del declino della famiglia Corleone.
Il suo personaggio offrì un inedito punto di vista femminile all’interno di un universo dominato da uomini, rappresentando la coscienza morale e tragica dell’intera saga. La capacità di Keaton di fondere vulnerabilità e forza rese Kay Adams una figura indimenticabile, ancora oggi oggetto di studio nelle scuole di cinema.
“Il legame con Woody Allen: amore, arte e un Oscar”
L’incontro con Woody Allen cambiò per sempre la carriera e la vita di Diane Keaton. I due si conobbero a fine anni Sessanta e intrecciarono una relazione sentimentale e artistica che segnò un’epoca. Dopo Provaci ancora, Sam (1972), l’attrice divenne la musa del regista newyorkese, apparendo in una serie di capolavori come Il dormiglione (1973), Amore e guerra (1975), Interiors (1978), Manhattan (1979), Radio Days (1987) e Misterioso omicidio a Manhattan (1993).
Fu però Io e Annie (Annie Hall, 1977) a consacrarla definitivamente. Allen scrisse per lei un ruolo ispirato alla loro storia reale: una donna eccentrica, libera, vulnerabile e brillante. La sua interpretazione valse a Keaton l’Oscar come miglior attrice protagonista, il Golden Globe e il Premio BAFTA. Il film rivoluzionò la commedia romantica, introducendo un nuovo modello di donna nel cinema americano: ironica, indipendente e piena di contraddizioni.
“Le trasformazioni di Diane Keaton: dai drammi intensi alle commedie del cuore”
Negli anni successivi, Diane Keaton dimostrò una versatilità rara. Passò con disinvoltura da ruoli drammatici a interpretazioni leggere e ironiche.
Nel 1977 fu protagonista del cupo In cerca di Mr. Goodbar, che le fece ottenere grandi elogi. Nel 1981 arrivò la seconda candidatura all’Oscar per Reds, diretto e interpretato da Warren Beatty, con cui ebbe anche una relazione. Seguono titoli come Spara alla luna (1982), Fuga d’inverno (1984), Crimini del cuore (1986) e La stanza di Marvin (1996) — dove recitò accanto a Meryl Streep e Leonardo DiCaprio — che le valse una terza nomination all’Academy Award.
Ma Keaton sapeva anche far ridere. Con Baby Boom (1987) divenne il volto della donna moderna, impegnata a conciliare carriera e maternità. Poi arrivarono Il padre della sposa (1991 e 1995), Il club delle prime mogli (1996) e la commedia romantica Tutto può succedere – Something’s Gotta Give (2003), con Jack Nicholson, che le regalò la quarta nomination all’Oscar.
“Uno stile inconfondibile: cappello, cravatta e rivoluzione dell’eleganza femminile”
Con il suo stile unico — fatto di cappelli a tesa larga, pantaloni ampi e giacche maschili — Diane Keaton non fu solo un’attrice, ma un’icona culturale. Il suo modo di vestire, ispirato a Katharine Hepburn e reinterpretato con ironia e raffinatezza, sfidò le convenzioni di Hollywood, trasformando l’abbigliamento in una dichiarazione di libertà.
Molti dei suoi look cinematografici provenivano direttamente dal suo guardaroba personale, rendendola simbolo di autenticità e indipendenza. Nel 2004 la rivista Premiere inserì la sua interpretazione in Io e Annie tra le 100 migliori performance di tutti i tempi.
“Oltre il cinema: la regista, la fotografa, la madre”
Dietro la macchina da presa, Keaton mostrò un altro volto della sua creatività. Fu regista del film Avviso di chiamata (2000) e di documentari, nonché autrice di videoclip musicali come Heaven Is a Place on Earth di Belinda Carlisle.
Appassionata di fotografia e architettura, pubblicò libri di memorie, saggi e volumi fotografici, dedicandosi al restauro di antiche dimore in California.
Pur non essendosi mai sposata — “Non ho mai voluto condividere per sempre la mia vita con un uomo”, dichiarò — adottò due figli: Dexter nel 1995 e Duke nel 2000, diventando una delle prime star di Hollywood a scegliere la maternità da single.
“L’ultima scena di una vita da film”
Negli ultimi anni, Diane Keaton ha continuato a lavorare con entusiasmo. Paolo Sorrentino la volle nel 2016 nella miniserie The Young Pope, nel ruolo di Suor Mary accanto a Jude Law. Tra i suoi film più recenti figurano Book Club – Il capitolo successivo (2023), Arthur’s Whiskey e Summer Camp (2024).
Con oltre cinquanta anni di carriera e più di settanta film all’attivo, Keaton lascia un’eredità artistica e umana immensa. Simbolo di ironia, forza e grazia, resterà per sempre la donna che ha insegnato a Hollywood — e al mondo — che la vera bellezza è essere se stessi, anche contro tutto e tutti.