Khaby LameKhaby Lame

Il giallo social che ha fatto il giro del mondo in poche ore

Tutto è iniziato con un post su X. Un messaggio secco, in apparenza clamoroso, lanciato da Bo Loudon, giovane influencer statunitense e figura orbitante nella galassia trumpiana. Secondo lui, Khaby Lame, il tiktoker italo-senegalese più seguito al mondo, sarebbe stato fermato a Las Vegas dall’ICE (Immigration and Customs Enforcement) con l’accusa di essere “un immigrato illegale”.

Una notizia bomba. Ma anche, forse, la più globale delle fake news.


Chi è Bo Loudon e perché il suo post è esploso

Bo Loudon non è un nome qualsiasi nella rete americana conservatrice. Amico dichiarato di Barron Trump, il figlio del presidente degli Stati Uniti, Loudon è una presenza costante nei social media filo-repubblicani. Da tempo si è ritagliato un ruolo come “influencer patriottico”, con opinioni spesso molto divisive su temi come immigrazione, woke culture e social media.

Nel post incriminato, Loudon accusa Lame – che definisce “tiktoker di estrema sinistra” – di essere stato bloccato a Las Vegas dalle autorità federali perché irregolare. E allega anche un link con presunte istruzioni per verificarne il fermo: un link che, però, non conduce a nessuna evidenza reale.


Khaby Lame e l’immediata smentita (senza dire una parola)

Se da un lato la notizia ha fatto il giro del mondo – rilanciata da account filo-trumpiani e siti poco verificabili – dall’altro nessuna fonte ufficiale ha confermato il presunto fermo. Né l’ICE, né la polizia di Las Vegas. E soprattutto, Khaby Lame non ha commentato direttamente la vicenda.

Ma ha fatto di più.

Nelle ultime ore, il tiktoker ha pubblicato due storie Instagram che sembrano smontare completamente il rumor: in una, lo si vede sfogliare manga in una libreria (con testi chiaramente in inglese, verosimilmente negli USA); nell’altra, invia un videomessaggio di auguri all’ex calciatore Cafù. Nessun cenno a un fermo, nessuna restrizione apparente.

Un gesto eloquente. Senza una parola, Lame ha probabilmente smascherato il tentativo di disinformazione.


Un tiktoker da record e un bersaglio perfetto?

Classe 2000, Khaby Lame è nato in Senegal ma è cresciuto in Italia, dove ha ottenuto la cittadinanza nel 2022. È il creator più seguito su TikTok al mondo, con oltre 162 milioni di follower sulla piattaforma cinese, e più di 80 milioni su Instagram. Il suo successo planetario si basa su un format visivo, ironico, silenzioso – che travalica le barriere linguistiche.

In un contesto politico polarizzato come quello statunitense, un personaggio del genere può diventare facilmente bersaglio di chi vuole creare narrazione attorno al concetto di “immigrazione clandestina” o “influenza woke”.

Ma qui c’è di più.


La strategia della disinformazione virale: chi ci guadagna?

Molti utenti sui social hanno iniziato a sollevare dubbi sulla veridicità del post di Loudon già nei primi minuti successivi alla pubblicazione. Il suo nome ha cominciato a circolare su TikTok e Instagram associato a termini come “fake news” e “manipolazione”.

“Sta solo cercando visibilità usando il nome di Khaby”, scrive un utente americano sotto il post.
“Una strategia per cavalcare l’algoritmo con un nome globale”, ipotizza un altro.

È il classico schema della disinformazione contemporanea: si lancia una notizia senza fondamento, si stimola l’indignazione, si raccoglie visibilità, e quando la verità emerge, il danno è già fatto. E nel frattempo, il numero di follower può salire.


Nessun commento ufficiale (per ora), ma la voce si sgonfia

Da parte di Khaby Lame nessuna replica diretta. Il silenzio potrebbe essere una strategia: non dare ulteriore visibilità a chi ha creato una bufala. Ma il silenzio, in questo caso, parla forte: le sue Instagram stories smentiscono i fatti narrati.

L’ICE non ha rilasciato dichiarazioni. Né la polizia locale di Las Vegas. Nessun giornale autorevole americano ha riportato l’informazione come attendibile. Tutto porta a una conclusione: si è trattato di un rumor montato ad arte.


Una lezione mediatica: come funziona la fabbrica delle bufale

Il “caso Khaby Lame” sembra un perfetto esempio di come oggi si possa costruire un falso caso mediatico in meno di un’ora. Basta un nome celebre, un contesto politicamente infiammabile, una dichiarazione ambigua e l’assenza temporanea di smentite.

Ma è anche una lezione su come disinnescare le fake news: senza polemiche, senza comunicati, ma con la forza della realtà, quella semplice quotidianità che nemmeno un algoritmo può smentire.

Khaby, mentre veniva dato per fermato dall’ICE, stava semplicemente comprando manga.

E oggi – almeno a giudicare dal tono leggero delle sue storie – probabilmente ride anche lui di questa notizia inventata.

La Stories in libreria di Khaby Lame
La Stories in libreria di Khaby Lame

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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