Sophie KinsellaSophie Kinsella

Chi era davvero Sophie Kinsella e perché ha cambiato la narrativa pop

Madeleine Sophie Wickham, per milioni di lettori semplicemente Sophie Kinsella, è morta a Londra a 55 anni, a due giorni dal suo compleanno. La scrittrice che ha trasformato la commedia romantica moderna – rendendola ironica, pop, riconoscibile, irresistibilmente reale – ha lasciato un vuoto enorme.

Dal 2022 combatteva contro un glioblastoma, diagnosi resa pubblica solo nel 2024. Nel messaggio con cui raccontò la malattia, spiegò di aver voluto proteggere prima di tutto i figli. Una scelta che dice molto del suo stile: delicato anche quando la vita non lo era affatto.

Perché “I Love Shopping” è diventato un fenomeno globale?

C’è un prima e un dopo “I Love Shopping”. Con Becky Bloomwood, Kinsella ha ridefinito l’immaginario della narrativa femminile. Non più l’eroina perfetta, ma una protagonista pasticciona, brillante, complessa, vicina a chi legge.
Una donna che sbaglia, corre, compila liste infinite, compra per consolarsi e poi si rialza.

Kinsella era capace di ridere delle fragilità senza nasconderle. La sua grandezza stava nell’ammettere che imperfezione e grazia possono convivere, persino nella stessa frase.

Qual è la sua eredità letteraria oltre la saga del consumo?

Non è stata solo l’autrice della serie “I Love Shopping”. Ha scritto romanzi che affrontavano ansia, burnout, identità, maternità. Senza pesantezza, senza didascalismi.
Ha parlato ai giovani, agli adulti, ai lettori che cercavano leggerezza ma tornavano per profondità.

Il suo ultimo libro, “Cosa si prova”, uscito nel 2024, è stato letto come una riflessione silenziosa sul suo viaggio personale. Una letteratura che – anche nel dolore – ha continuato a proteggere, a consolare, a sorridere.

Gli ultimi giorni e l’annuncio della famiglia

La famiglia ha comunicato la morte con parole essenziali e struggenti: Sophie se ne è andata “circondata dai suoi veri amori: famiglia, musica, Natale e gioia”.
Fino all’ultimo ha difeso il nido domestico: marito, cinque figli, l’intimità di un quotidiano che la fama non ha mai scalfito.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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